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L’AgCom diffida Amazon: “È un operatore postale, deve applicare i contratti del settore”

Amazon è un operatore postale, almeno secondo l’AgCom, che nelle ultime ore ha inviato una diffida al colosso dell’ecommerce nella quale chiede di ottenere dal Ministero dello Sviluppo Economico l’autorizzazione ad operare come tale in Italia.
A cura di Marco Paretti
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Amazon è un operatore postale, almeno secondo l'AgCom, che nelle ultime ore ha inviato una diffida al colosso dell'ecommerce nella quale chiede di ottenere dal Ministero dello Sviluppo Economico l'autorizzazione ad operare come tale in Italia. Questo perché attualmente Amazon non è solo un servizio di vendita online – oltre alle altre miriadi di servizi che offre – ma ha anche attivato un suo servizio di consegne che di fatto lo rende un corriere espresso. Elemento che ha portato ad una mossa, quella dell'AgCom, che costringerebbe Amazon a modificare i contratti applicati ai suoi lavoratori.

Se da lato è infatti vero che il contributo di 614 euro richiesto per accreditarsi come operatore postale di certo non spaventa un colosso che nell'ultima trimestrale ha registrato ricavi da oltre 43 miliardi di dollari, dall'altro lo è altrettanto il fatto che essere classificato come operatore postale in Italia – dove sono già attivi 4.274 realtà di questo tipo – significherebbe dover applicare il contratto collettivo di lavoro del settore e quindi andare a colpire il colosso americano lì dove gli scioperi dello scorso 24 novembre, durante il Black Friday, avevano già colpito duramente: la spinosa questione dei contratti.

Se Amazon dovesse finire nell'elenco degli operatori postali, peraltro, finirebbe sotto la giurisdizione del Garante per le Comunicazioni, che oltre a televisione e telefonia ora vigila anche sul settore delle consegne. Un'ipotesi problematica non tanto per le già ottime tempistiche dei suoi servizi, quanto per la necessità di sottostare alle regole del decreto legislativo 58 del 2011 e della delibera del Garante 129 del 2015. Che tra le altre cose regolano l'utilizzo di corrieri di terze parti, come ampiamente fatto da Amazon. L'azienda di Bezos, quindi, non sarebbe più libera di operare senza vincoli.

È anche vero che questa richiesta si scontra con quello che è effettivamente l'ecosistema di operazioni del colosso di Seattle, dove l'ecommerce è sì il prodotto di punta dal punto di vista mediatico, ma di certo non il principale né il più redditizio per Bezos. Amazon ormai ha un servizio di streaming video, produce serie TV, possiede il Washington Post, ha acquisito la catena di supermercati Whole Food e gestisce la più grande infrastruttura di server al mondo. Definirlo un semplice operatore postale può sembrare una forzatura.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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