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L’FBI potrà spiarti il computer

Chiunque, ovunque e senza particolari mandati. L’FBI potrà introdursi nei computer di ogni indiziato durante le indagini per qualsiasi reato, senza dover ricadere nella giurisdizione di un giudice per ottenere il mandato.
A cura di Marco Paretti
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Chiunque, ovunque e senza particolari mandati. L'FBI potrà introdursi nei computer di ogni indiziato durante le indagini per qualsiasi reato, senza dover ricadere nella giurisdizione di un giudice per ottenere il mandato. Lo ha deciso a sorpresa la Corte suprema degli Stati Uniti, rendendo la indagini digitali dell'FBI estremamente più semplici a discapito della privacy dei singoli utenti, che in questo modo possono vedersi spiare il PC senza troppi sforzi. Fino ad oggi, infatti, se le autorità volevano accedere ad un computer dovevano prima ottenere il consenso di un giudice e conoscere la posizione esatta del device e dei server nei quali erano immagazzinate le informazioni.

Ora, invece, l'FBI ha la possibilità di ottenere il mandato anche al di fuori della giurisdizione coinvolta dalle indagini e può, quindi, fare richiesta ad un giudice maggiormente disponibile a rilasciarlo. In questo modo cadono le barriere burocratiche che rallentavano le procedure di hackeraggio da parte dell'agenzia, consentendogli di accedere potenzialmente a migliaia di dispositivi in tutto il mondo senza grosse difficoltà. Lo denuncia, per esempio, l'organizzazione per la difesa dei diritti sul web Access Now, subito seguita da numerose associazioni che accusano la normativa di aprire la porta a numerosi abusi da parte delle autorità.

La novità entrerà ufficialmente in vigore a partire dal prossimo primo dicembre e sarà valida per tutti gli stati, sempre che il Congresso non decida di bloccare la legge nel corso dei prossimi mesi. Le organizzazioni chiedono al governo di impedire l'entrata in vigore della decisione, spingendo una mobilitazione generale dei cittadini anche e soprattutto attraverso i social network. La decisione della Corte suprema arriva in un momento in cui l'attenzione sulla privacy è ai massimi livelli anche e soprattutto a causa dello scontro che ha visto darsi battaglia Apple e l'FBI proprio sulla realizzazione di una "backdoor" negli iPhone, cioè un ingresso dal retro che le autorità avrebbero utilizzato per accedere a tutti i dispositivi indagati.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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