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L’Unione Europea contro Apple: in arrivo una multa di ‘miliardi di dollari’

L’italiano Luca Maestri, Direttore finanziario di Apple, anticipa l’arrivo di una multa miliardaria da parte dell’Unione Europea. Le accuse sono pesantissime, e darebbero il via a una reazione a catena che potrebbe colpire anche il Governo irlandese.
A cura di Francesco Lavorato
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Apple avrebbe usufruito di ingenti aiuti di Stato in Irlanda. Sono queste le accuse sulla base delle quali la Commissione europea si prepara a sancire una multa pesantissima, "dell'ordine di miliardi di dollari", al colosso della tecnologia californiano. In effetti però, il comportamento di Apple e di tantissimi big della Silicon Valley è un'altro: l'elusione fiscale.

Ad anticipare l'arrivo della sanzione è l'italiano Luca Maestri, il Direttore finanziario di Apple, che nel corso di un'intervista al Financial Times respinge tutte le accuse e dichiara che "non c’è mai stato un accordo col governo irlandese che configuri un aiuto di Stato". Ma la realtà dei fatti è molto più complessa e non riguarda esclusivamente l'azienda fondata da Jobs e Wozniak.

Nulla di nuovo. Sono oltre due anni che Bruxelles e il Congresso degli Stati Uniti d'America sono a conoscenza di queste procedure fiscali in cui l'Irlanda ha un ruolo chiave: per attirare investimenti provenienti dall'estero, il governo di Dublino da anni offre regimi fiscali agevolati, molto simili a quelli dei più famosi paradisi fiscali off shore. In soldoni, per l'azienda capitanata da Tim Cook il prelievo sugli utili è del 2 percento. Una percentuale quasi inesistente, quindi, ma nella pratica il colosso che da poco ha introdotto i nuovi iPhone 6 e iPhone 6 Plus arriva a pagare anche meno.

Con un regime così conveniente, Apple da anni manovra le proprie finanze in modo da spostare gli utili ricavati in altre aree del mondo verso le sue filiali irlandesi, che si sono rivelate come veri e propri "salvadanai", semplici appoggi finanziari che non creano occupazione neanche per Dublino, ma che in realtà permetterebbero a tutti i colossi della tecnologia di poter depositare i propri utili senza doverne pagare le tasse.

Due anni fa, quando Tim Cook fu chiamato in appello dal Congresso USA, venne dimostrato che all'epoca il colosso di Cupertino aveva accumulato denaro contante per oltre 150 miliardi di dollari, quasi tutti collocati in sedi esterne agli Stati Uniti d'America – quindi praticamente esentasse – sottraendo di fatto importanti quantità di denaro al fisco statunitense.

"L’unità in Irlanda è stata progettata non per eludere le tasse, ma per vendere all’estero, dove il nostro gruppo realizza il 61% del fatturato totale." – risposte Cook al Congresso USA – "I 600 mila posti di lavoro che la nostra compagnia sostiene nel Paese, fanno di Apple il principale contribuente tra le grandi corporation Usa, avendo pagato 6 miliardi di dollari di tasse all’erario Usa nel suo ultimo esercizio fiscale, cioè 16 milioni al giorno. Il sistema fiscale sulle grandi aziende Usa, oggi non è al passo con l’avvento dell’era digitale e il rapido mutamento dell’economia globale."

Ma non finisce qui. L'accusa di aver percepito aiuti di stato che arriva da Bruxelles, automaticamente si ritorcerà anche verso chi avrebbe elargito questi aiuti, nello specifico il governo di Dublino. Qualora la Commissione europea dovesse realmente sancire la sanzione miliardaria ad Apple, finirebbe nei quai anche l'Irlanda, che diventerebbe perseguibile nel diritto antitrust dell'Unione europea, e sarebbe accusata di "distorsione della concorrenza" per aver danneggiato le aziende che operano in mercati simili in altri Paesi.

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