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La California ha fatto causa agli sviluppatori di Call of Duty per molestie e sessismo

Secondo l’accusa del California Department of Fair Employment and Housing, negli uffici di Activion Blizzard i dipendenti perpetrano la “frat boy culture”. Con questo termine si fa riferimento alla cultura tipica delle confraternite studentesche dei college americani, basata sull’abuso di alcol e oggettificazione della donna.
A cura di Lorena Rao
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Activision Blizzard, la compagnia dietro serie videoludiche di grande spessore come Call of Duty e World of Warcraft, è sotto accusa da parte del Department of Fair Employment and Housing (DFEH) della California per la perpetrazione della "frat boy culture" sul luogo di lavoro. Con questo termine si fa riferimento alla cultura tipica delle confraternite studentesche dei college americani, basata sull'abuso di alcol e oggettificazione della donna. Nella denuncia emessa dal DFEH emergono infatti alcuni comportamenti nocivi da parte dei dipendenti di sesso maschile nei confronti delle colleghe.

Entrando più nel dettaglio, nell'accusa si fa riferimento a una pratica, chiamata "cube crawl", in cui i dipendenti, dopo aver bevuto ingenti quantità di bevande alcoliche, strisciano letteralmente tra i cubicoli degli uffici per disturbare e molestare le colleghe impegnate a lavorare. Capita pure spesso che i lavoratori si presentino sul luogo di lavoro dopo i postumi di una sbronza per poi giocare lunghe sessioni ai videogiochi mentre delegano le responsabilità alle dipendenti, costrette spesso a sentire commenti e scherzi non solo sul corpo femminile, ma pure sullo stupro. Tra i casi più gravi menzionati dal DFEH vi è pure un caso di suicidio: un'impiegata si è tolta la vita durante un viaggio aziendale dopo aver ricevuto pesanti molestie dal suo supervisore, tra cui la diffusione di foto di nudo durante una festa tra dipendenti.

A tutto questo si aggiungono disparità sugli stipendi e sugli scatti di carriera. Come riportato da Bloomberg, le dipendenti sostengono di essere state escluse dalle promozioni a causa della maternità, di essere state criticate per essere andate a prendere i loro figli dall'asilo nido e di essere espulse dalle sale di allattamento in modo che i colleghi potessero usare la stanza per le riunioni. La richiesta del DFEH, dopo l'accusa sorta dopo due anni di indagini, è il rispetto sul posto di lavoro, nonché adeguamenti salariali, retribuzione di arretrati e benefici per le dipendenti.

In seguito all'accusa, rilasciata lo scorso 20 luglio, non è tardata la risposta di Activision Blizzard, che prende le distanze da quanto riportato dal DFEH. Di seguito un estratto del comunicato ufficiale rilasciato dalla compagnia: "Il DFEH include descrizioni distorte, e in molti casi false, del passato di Blizzard. Siamo stati estremamente collaborativi con il DFEH durante tutta la loro indagine, fornendo loro dati e ampia documentazione, ma si sono rifiutati di informarci sui problemi che hanno percepito". Inoltre la compagnia aggiunge che: "È questo tipo di comportamento irresponsabile da parte di burocrati statali scriteriati che stanno spingendo molte delle migliori aziende dello Stato fuori dalla California".

Nonostante alcune iniziative legate all'immagine aziendale, come il licenziamento dell'attore Jeff Leach da parte di Activision per le sue esternazioni misogine, il panorama videoludico ha un enorme problema con le disparità e i comportamenti sessisti sui luoghi di lavoro. Ne è esempio il caso che ha investito Riot Games o il più recente terremoto mediatico che ha colpito Ubisoft. Si parla di due grandi software house – tre se si considera la denuncia ad Activision Blizzard – pesantemente accusate per l'ambiente di lavoro tossico.

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