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La Dreamworks prepara un film su Julian Assange: WikiLeaks in sedici noni

La Dreamworks compra i diritti del libro su Julian Assange per fare un film sulla storia di WikiLeaks.
A cura di Anna Coluccino
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film su wikileaks

La Dreamworks ha appena comprato i diritti di due volumi inerenti la questione Julian Assange e WikiLeaks, e già si parla di un nuovo The Social Network. Ora, a pensarci bene, i punti di contatto tra le due vicende non sono pochi. Anche in questo caso (come per quello riguardante la nascita di Facebook e la vita di Mark Zuckerberg) tutto nasce da un libro e, per la precisione, da due libri molto diversi tra loro: Inside Julian Assange's War on Secrecy, scritto dai giornalisti del "Guardian" David Leigh and Luke Harding, e Inside WikiLeaks, dell'ex collega di Assange Daniel Domscheit-Berg.

Considerando che il "Guardian" è, fin dall'inizio, una delle voci simbolo di WikiLeaks, ovvero una delle testate che ha garantito la pubblicazione dei cables e che si è sempre espressa a favore di Assange, possiamo legittimamente dedurre che il primo libro citato, si contraddistingua per il taglio giornalistico, per l'analisi lucida ed obiettiva dei fatti e delle modalità di investigazione messe in campo dagli attivisti di WikiLeaks. Si può, altresì, ipotizzare un tono leggermente elegiaco, che dipinga Assange come  un eroe alla ricerca della verità, mentre tutti i poteri forti cercano con ogni mezzo di ostacolarlo. Una visione che, in tutta sincerità, ci sentiamo di condividere, se non per l'abuso del termine "eroe" che ormai non denota alcun significato preciso e serve solo a creare confusione. Del resto, il titolo del libro parla chiaro: la guerra di Assange contro la segretezza; un titolo che esprime con chiarezza la sua posizione.

Non fa altrettanto il secondo testo, quello scritto dal collega deluso di Julian, colui che ha abbandonato WikiLeaks poco prima della pubblicazione dei documenti su Iraq ed Afghanistan per "divergenze di opinione" riguardo la gestione di quei cables. Appare, dunque, plausibile ipotizzare che il tono del racconto sarà, quanto meno, parziale, probabilmente un po' rancoroso ma, altrettanto plausibilmente, è probabile che si spinga a raccontare vicende oscure rispetto alle quali sarà quasi impossibile conoscere la verità, ed occorrerà fidarsi della versione di Assange o di quella di Domscheit-Berg. Insomma, questo testo è l'equivalente di quello che Accidentally Billionair è stato per The Social Network: un documento basato sulle dichiarazioni di un ex amico del "protagonista", poi diventato suo nemico.

La scelta da parte della Dreamwork di Spielberg di acquistare i diritti di entrambi i volumi fa presupporre il desiderio di trattare la materia con uno stile "thrilling", a metà tra la spy-story e il film cospirazionista. Queste premesse, probabilmente, porteranno ad un'opera più vicina alla fiction che al documento, il che non è necessariamente un male. Il dovere dei prodotti di fiction ispirati ad una storia vera, infatti, è quello di riportare l'atmosfera, il tono, il colore degli eventi, e non necessariamente "i fatti" così come sono accaduti.

Una cosa resta da scoprire: la Dreamworks, casa di produzione cinematografica statunitense, quando saprà spingersi oltre sul piano della critica all'operato dei vari governi USA che hanno perseguitato WikiLeaks, i suoi fondatori e -recentemente- anche il soldato accusato di aver fornito informazioni a Julian Assange? Quanto saprà essere obiettiva rispetto agli abusi di potere di cui si è macchiato il Nord Amerca nel corso degli anni?

Queste, per noi, le vere domande senza risposta.

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