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La legge contro i commenti anonimi divide la Sicilia

Le testate giornalistiche online siciliane che vorranno godere di parte dei 15 milioni di euro di finanziamento, dovranno vietare i commenti anonimi. Tantissime le proteste sulla rete: “non è con un diktat del genere che si garantisce un’informazione più giusta”.
A cura di Dario Caliendo
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L'emendamento votato dall'Assemblea regionale sicialiana, prevede che tutte le testate giornalistiche che vorranno ricevere parte dei 15 milioni di euro previsti dal disegno di legge, dovranno utilizzare un sistema sistema informatico che assicuri, per i post e i commenti inviati dai lettori e pubblicati sulle pagine web, la possibilità di identificare l’identità degli autori. In soldoni, se un'impresa giornalistica vuole ricevere parte del finanziamento pubblico, dovrà vietare i commenti privati sulla propria piattaforma, a favore di un sistema basato sulle iscrizioni e sulla verifica degli account di ogni singolo utente.

Immediate le proteste del Movimento Cinque Stelle e di buona parte della comunità della rete: "La Sicilia sta per diventare come la Cina" – scrive su Facebook Riccardo Nuti, ex capogruppo alla Camera del Movimento – "Se non sei schedato non potrai commentare gli articoli, magari denunciando che un politico ha detto falsità o che il giornalista ha scritto delle notizie errate o distorte".

Secondo quanto spiega Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia, la disposizione non è obbligatoria per tutti i siti, ma solo per coloro che richiedono il finanziamento, ed è in linea con le leggi attuali sulla privacy, visto che permette comunque agli iscritti di utilizzare uno pseudonimo. L'ambizione è quella di promuovere un'informazione meno influenzata dall'anarchia che confonde il vero ed il falso su internet. Un'ambizione dichiarata addirittura "folle" dal capogruppo dei Cinque Stelle, secondo cui l'emendamento dimostrerebbe la "scarsa conoscenza, da parte dei deputati che hanno votato quella norma del mondo del web. Nessun commento è mai anonimo, ma è sempre rintracciabile attraverso l’indirizzo del computer da cui è partito il commento".

Anche se i più critici ritengono che siano sufficienti le leggi già in vigore, in realtà conoscere esclusivamente l'indirizzo del computer dal quale è stato pubblicato un commento non è sufficiente per risalire all'identità dell'autore che l'ha pubblicato, ma è indubbio che non è certo schedando chi commenta su internet che si otterrebbe un'informazione più giusta ed in tanti sostengono come non si possa risolvere la questione dell'anonimato online in questo modo, anche perché l'emendamento in questione non prevede alcuna forma di tutela per chi trova proprio nell'anonimato l'unica possibilità di denuncia.

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