L’allarme dell’ONU: 3,6 miliardi di persone sono senza Internet
In Italia ormai tendiamo a dare per scontata la possibilità di collegarci a Internet a buon mercato, ma a livello globale si tratta ancora di un privilegio riservato a pochi. A cercare di porre l'accento sulla questione è stato in questi giorni il segretario generale dell'ONU, Antonio Gutierres, sottolineando come sul pianeta ancora 3,6 miliardi di persone non abbiano a disposizione un accesso a Internet proposto a prezzi accessibili alla popolazione: in alcuni Paesi insomma le connessioni esistono, ma restano fuori dalla portata di chi più ne avrebbe bisogno.
Purtroppo non sorprende che i Paesi in questione siano i 47 meno sviluppati —dove a essere tagliato fuori dall'utilizzo di un fondamentale strumento di emancipazione come la Rete è più dell'80% della popolazione — ma in tutto il pianeta c'è un'altra categoria di persone emarginata dal punto di vista dell'accesso a Internet: quella delle donne. Secondo Gutierres infatti nelle aree meno sviluppate di America Latina, Caraibi, Asia orientale e Pacifico, appena il 2% delle donne possiede o ha accesso a un cellulare capace di portarle online, mentre nel mondo il numero totale è inferiore di circa 327 milioni rispetto a quello degli uomini.
Le osservazioni riprendono i dati emersi dall'ultimo rapporto dell'Agenzia delle Nazioni Unite per le tecnologie della comunicazione pubblicato solo poche settimane fa. Nel documento si evidenziava come il numero delle donne connesse in tutto il mondo fosse in aumento, ma in misura minore rispetto a quello degli uomini; l'ampliarsi delle differenze di genere nell'accesso a Internet — afferma il rapporto — sarebbe da imputare proprio alla situazione nei Paesi in via di sviluppo dove il divario cresce a ritmi preoccupanti.
La tendenza va invertita affinché l'accesso a Internet porti uguaglianza anziché rimanere un fattore divisivo, e per ottenere questo scopo il segretario ha annunciato la nomina di un inviato speciale che lavorerà sui temi della tecnologia per promuovere un "futuro digitale comune che metta in primo piano le persone e aiuti a colmare le divisioni" tra i popoli e al loro interno.