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L’allarme: “Le app contro il suicidio contengono informazioni errate”

Secondo uno studio di BMC Medicine, le applicazioni di prevenzione del suicidio contengono informazioni incorrette e contatti inesistenti. Sebbene alcune app siano in grado di fornire un supporto psicologico utile, molte altre scaricate da milioni di utenti non seguono le pratiche di supporto ottimali o non mettono in collegamento gli utenti colpiti da crisi con le persone giuste.
A cura di Marco Paretti
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Smartphone ansia stress

Nel corso degli ultimi anni all'interno degli store digitali più famosi si sono affacciate diverse applicazioni accomunate da un unico obiettivo: fornire assistenza psicologica in caso di crisi e di pensieri legati al suicidio. Secondo uno studio di BMC Medicine, però, queste applicazioni contengono informazioni incorrette e contatti inesistenti legati alle linee di prevenzione. Sebbene alcune app siano quindi in grado di fornire un supporto psicologico utile, molte altre scaricate da milioni di utenti non seguono le pratiche di supporto ottimali o non mettono in collegamento gli utenti colpiti da crisi con le persone giuste.

Un elemento preoccupante vista anche l'importante funzione che applicazioni di questo tipo possono svolgere. Le app che hanno come obiettivo quello di supportare un potenziale suicida hanno un ruolo fondamentale, perché si inseriscono in quel vuoto in cui una persona in crisi non cerca aiuto con un amico o un famigliare ma tramite il web o, appunto, le app. Sempre secondo lo studio, infatti, in questi casi risulta più semplice e meno oppressivo chiedere informazioni attraverso gli strumenti digitali piuttosto che faccia a faccia con una persona. Qui, però, ha inizio il problema: gli strumenti digitali devono rispettare i più alti standard per la prevenzione. Ma non sempre è così.

"Non solamente potrebbero non essere utili, ma potrebbero anche creare danni" ha spiegato Igor Galynker, direttore del Mount Sinai Beth Israel Suicide Research and Prevention Laboratory di New York. Lo studio di BMC Medicine ha individuato 69 applicazioni indirizzate a persone colpite da depressione o istinti suicidi e ha analizzato quante di sei strategie di supporto largamente utilizzate in questi casi venissero messe in pratica all'interno dei software. Si parla di elementi come il tracciamento di pensieri legati al suicidio, materiale informativo sui fattori di rischio, contatti con un network di supporto e raccomandazioni per allontanare questi pensieri. Il risultato? Solo il 7 percento delle app (5 in tutto) include tutte le sei strategie, mentre la maggior parte delle app includono solo una, due o tre strategie.

Secondo la ricerca, solo 46 delle 69 applicazioni analizzate forniscono i contatti per una linea telefonica di supporto, ma sei di queste rimandano a dei numeri non più in funzione. I ricercatori hanno informato gli sviluppatori chiedendo di aggiornare queste informazioni e, ad oggi, due di essi hanno aggiornato i contatti. Per quanto riguarda la applicazioni che forniscono informazioni correte e complete, lo studio spiega che attualmente sono 5, tra cui Stay Alive e ReMinder App, indicate come esempi da seguire. "Chiediamo a tutti gli sviluppatori di queste fondamentali applicazioni di aumentare velocemente la qualità e la sicurezza di queste app e di seguire le migliori pratiche" si legge nello studio.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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