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L’antitrust si muove contro i siti di buy and share: lo schema Ponzi a rischio fregatura

Quattro provvedimenti dell’Antitrust emessi in questi giorni sono diretti ad altrettante società che gestiscono noti portali dediti alla pratica del buy and share. Il modello è simile a quello degli schemi piramidali, che esigono l’entrata in gioco di un numero sempre maggiore di soggetti per finanziare gli acquisti precedenti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Finalmente qualcuno prende una posizione netta nei confronti del buy and share, la controversa pratica di acquisto online che promette prodotti scontatissimi a fronte però di un rischio di fregatura decisamente elevato. Nei giorni scorsi l'Antitrust nostrano si è infatti mosso contro quattro dei siti più popolari della categoria, adottando altrettanti provvedimenti cautelari che ordinano loro di sospendere le attività di vendita ascrivibili a questa pratica.

Del fenomeno aveva parlato anche Fanpage.it ormai quasi un anno fa. La promessa fatta da questi siti è quella di potersi portare a casa un prodotto generalmente molto costoso con sconti fino all'80%; l'unica richiesta oltre a quella di versare la cifra necessaria all'acquisto è quella di convincere almeno altri due o tre amici ad impegnarsi nello stesso tipo di operazione e di iscriversi alla medesima lista di attesa della quale si va far parte. Il meccanismo è allettante solo in apparenza, ma in realtà decisamente simile agli schemi piramidali (o schemi Ponzi) nei quali l'acquisto dei beni promessi è finanziato in parte dall'entrata in gioco di futuri acquirenti, i quali puntano allo stesso obbiettivo e coinvolgono altri potenziali compratori e così via, fino a quando il sistema non collassa su se stesso e la maggior parte dei coinvolti resta senza nulla in mano pur avendo anticipato la propria quota.

Le indagini del Nucleo Antitrust della Guardia di Finanza svolte negli ultimi mesi sono servite ad accertare la veridicità di questa similitudine. Dal lavoro degli investigatori è emerso che le liste di attesa per l'acquisto dei beni proposte da questi siti erano congegnate per scorrere molto velocemente soltanto nelle fasi iniziali, dando l'impressione che il meccanismo fosse effettivamente sostenibile e vantaggioso anche per i nuovi entrati; una volta spinto un numero sufficiente di clienti a versare l'importo iniziale richiesto, le liste rallentavano però fino a fermarsi definitivamente lasciando questi ultimi con delle semplici prenotazioni in mano.

Destinatari del provvedimento cautelare sono state solo le quattro società titolari dei siti zuami.it, listapro.it, shopbuy.it e ibalo.it, ma i soggetti che basano i propri introiti su questo tipo di pratica sono molti di più. Il consiglio per evitare di incorrere in trappole del genere è dunque quello di usare il buonsenso: dietro a sconti così ingenti si nasconde sempre un rishio; il fatto che le autorità competenti non abbiano ancora messo un freno ad attività del genere può semplicemente significare che non hanno ancora fatto in tempo a intervenire.

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