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L’app per la fertilità Femm è finanziata da un gruppo di antiabortisti

Il software si pone l’obbiettivo di aiutare le utenti a programmare una gravidanza o a evitarne di indesiderate. Allo stesso tempo però promuove la nozione che programmare i rapporti sessuali in base alla fase del proprio ciclo sia un metodo contraccettivo più sicuro rispetto all’uso di preservativi, pillole e impianti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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È una delle app per monitorare la fertilità più diffuse al mondo, ma a finanziarla c'è un gruppo che con il supporto ai metodi contraccettivi ha ben poco a che fare. L'app si chiama Femm, conta più di 400.000 download su Play Store e App Store ed è finanziata da una serie di donatori privati tra i quali spicca l'associazione antiabortista Chiaroscuro Foundation, contraria alle politiche di controllo delle nascite e che per lo sviluppo dell'app ha elargito poco meno di 2 milioni di dollari. A raccontarlo è un'inchiesta del Guardian, che ha raccontato come dietro all'interfaccia pulita e intuitiva dell'app si nascondano messaggi che potrebbero andare contro gli interessi di chi la scarica e la installa.

All'apparenza Femm funziona come tutte le app della sua categoria, si tratta cioè di un software che si pone lo scopo di aiutare a programmare una gravidanza o a evitarla; in quanto tale la prima cosa che fa è chiedere alle utenti di inserire i dati relativi al proprio ciclo e alle attività sessuali eventualmente intraprese. Allo stesso tempo l'app promuove però la nozione che programmare i propri rapporti in base al proprio ciclo sia un metodo contraccettivo più sicuro rispetto a metodi moderni come pillole, impianti e preservativi, mentre tra tutti rappresenta invece la strategia meno efficace e – come ricordano i dati della CDC statinitense – dà luogo a 24 gravidanze indesiderate ogni 100 donne che la praticano.

La fondazione che ha ideato e sviluppato l'app ha respinto l'accusa che i rapporti con i suoi finanziatori possano influenzare il contenuto e lo scopo dell'app e della piattaforma: "Femm non si è mai espressa sul tema dell'aborto e del resto non lavora in quell'ambito; la Femm foundation è semplicemente un'organizzazione dedita a diffondere informazioni e conoscenza sulla salute delle donne in ambito riproduttivo", ha dichiarato il numero uno Anna Halpine in merito all'inchiesta del Guardian. Il dubbio però resta lecito e vale per qualunque tipo di app, sito web o soggetto al quale consegnamo dati personali e fiducia: conoscere chi li finanzia può aiutare a capire se servano interessi diversi da quelli dichiarati pubblicamente.

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