È disponibile da diverso tempo, ma negli ultimi giorni l'applicazione che dice agli utenti se un prodotto alimentare o cosmetico contiene ingredienti dannosi è tornata alla ribalta grazie ad alcuni video pubblicati su TikTok da utenti italiani. Si chiama Yuka, arriva dalla Francia e in maniera semplice fa ciò che promette: basta scansionare il codice a barre di un prodotto per ottenerne la scheda completa degli ingredienti, con tanto di fattore di rischio e di spiegazione su ogni singolo ingrediente. Uno strumento utile per capire immediatamente se un prodotto può essere dannoso o meno.
Il suo funzionamento è davvero semplice: basta scaricare l'applicazione e registrare il proprio account per accedere alla schermata della scansione, che attraverso la fotocamera dello smartphone consente di scansione il codice a barre di un prodotto per accedere alla relativa scheda. All'interno del database dell'app sono contenuti 2 milioni di prodotti e relativi ingredienti, che possono essere visualizzati con tanto di fattore di rischio. Se un alimento contiene troppi grassi oppure è troppo calorico, per esempio, l'app lo segnala indicando gli elementi critici, mentre se un prodotto cosmetico contiene ingredienti potenzialmente dannosi l'app li suddivide in rischio basso, medio e alto.
L'elemento interessante è che per tutti i prodotti, e in particolare per quelli con un punteggio complessivo basso, l'app fornisce delle alternative considerate più salutari o che contengono meno elementi dannosi. Ovviamente è anche possibile ricercare i prodotti per nome dall'apposita barra di ricerca. L'applicazione è recentemente tornata a interessare gli utenti italiani a causa di alcuni video su TikTok che negli ultimi giorni hanno raggiunto milioni di persone. Al suo lancio le polemiche non sono però mancate: lo scorso settembre la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova aveva definito l'app "semplicistica e sbagliata", accuse a cui aveva risposto Serge Hercberg, ideatore del sistema, spiegando che Bellanova “nega la scienza” e cerca di “sovvertirla per servire interessi che non hanno nulla a che fare con la salute pubblica”.