Jawbone Up, Fitbit, Nike Fuel Band e affini sono prodotti sopravvalutati. La sentenza arriva in seguito a uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori della State University capitanato da Gregory Welk, professore dell'Università dell'Iowa, nel quale otto dei maggiori activity tracker sono stati affidati a sessanta atleti, nel corso di tredici tipologie di attività sportive della durata di sessantanove minuti l'una: il risultato del test ha evidenziato importanti discordanze nelle rilevazioni.
"Gli utenti acquistano questi dispositivi indossabili dando per scontato che funzionino come promesso" – spiega il professore – "In realtà, invece di preoccuparsi di ottimizzarne la precisione, le aziende producono questa tipologia di dispositivi facendo più attenzione al design e al display".
Più costano, meno sono precisi. Dallo studio è risultato che il dispositivo con la maggiore precisione, il BodyMedia Fit (azienda acquisita da Jawbone), ha un margine d'errore poco superiore al 9 percento, seguito dal FitBit Zip (con un margine d'errore del 10,1 percento) e dal FitBit One (con un margine d'errore del 10,4%).
Il particolare più importante messo in evidenza dai ricercatori è quello relativo al prezzo dei dispositivi: più si sale come fascia di prezzo, maggiore diventano gli errori di rilevazione. Le rilevazioni effettuate dal JawboneUp e il Nike Fuel Band, due tra i modelli più venduti, hanno rispettivamente un margine d'errore del 12,2 percento e del 13 percento.
Tuttavia Welk sottolinea che, a prescindere dalla precisione delle FitBand, questa tipologia di dispositivo non è studiata per garantire risultati precisi nel raggiungimento di obiettivi relativi al fitness: "un sacco di persone sono convinte che le FitBand possano risolvere i propri problemi di attività" – spiega il ricercatore – "in realtà questa tipologia di prodotto è pensata per spingere le persone a muoversi di più, ma a questo punto un pedometro da 25 dollari potrebbe avere lo stesso risultato di un FitBit".