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Le mani sulla Rete: approda in Italia una (brutta) copia della legge Hadopi

Alcuni parlamentari del PDL hanno redatto una proposta di legge che somiglia moltissimo a una Hadopi all’italiana, ovvero ad una delle peggiori leggi esistenti in materia di web, una legge censoria e additata da più parti come anti-democratica. E, giacché è così contestata, allora perché non scriverne una versione italiana?
A cura di Anna Coluccino
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legge hadopi italiana

Avete presente la legge Hadopi? Una delle più contestate che il governo di Sarkozy abbia mai varato?

Si tratta di una legge odiata dalla stragrande maggioranza dei francesi e che ha fatto tremare non poco l'inquilino del colle, si tratta di una legge vista con diffidenza da tutti gli addetti ai lavori (considerata come un abominio persino da Apple) e bacchettata da un delegato ONU cui era stato assegnato il compito di verificare le condizioni di libertà della rete nel mondo; e, giacché i nostri parlamentari sono molto furbi, hanno pensato di prenderla a modello arrivando -incredibilmente- a peggiorarla. Eh sì perché, a differenza di chi ha redatto il testo della legge Hadopi, coloro che hanno redatto la proposta di legge italiana (la trovate qui) sembrano ancor di più sprovvisti di quella che una volta si chiamava "cognizione di causa" ma che oggi vorremmo chiamare semplicemente buon senso o -per essere più precisi- una conoscenza approfondita dell'oggetto sottoposto a regolamentazione, in questo caso la rete e le nuove tecnologie.

Vorrei potervi dire "leggete e ridete", ma c'è ben poco da ridere, perché la legge è già stata assegnata alla Commissione Attività produttive della Camera dei deputati e questo significa -come sostenuto dall'avvocato Fulvio Sarzana, esperto di diritto informatico- che c’è un reale interesse a portare a termine con celerità l’iter normativo. L'intento della proposta di legge è molteplice ed è ben esemplificato da Sarzana in poche ma efficacissime righe:

Il testo in esame  cancella in  un sol colpo l’azione della magistratura nel settore del diritto d’autore sul web, considera responsabili i provider civilmente e penalmente anche se non hanno responsabilità nella violazione, ( responsabilità oggettiva per fatti di terzi)  e trasforma il semplice cittadino in un organo di polizia giudiziaria.

Tutto in una sola norma.

Bene. Bravi. Bis. Davvero complimenti.

Ora, davvero, non è mia intenzione fare del facile allarmismo, ma voi come reagireste davanti a una frase del genere (estratta parola per parola dal testo della proposta di legge)?

[…] l’adozione di filtri tecnicamente adeguati che non abilitino l’accesso ad informazioni dirette a promuovere o comunque ad agevolare la messa in commercio di prodotti o di servizi la cui descrizione corrisponde alla descrizione di prodotti o di servizi contraffattori, che i titolari dei diritti di proprietà industriale ad essi relativi abbiano preventivamente comunicate al prestatore del servizio; l’esercizio di tali filtri anteriormente alla messa on line dell’informazione; la pubblicazione all’interno del sito del prestatore del servizio, in modo chiaro e visibile, di tale regola di esclusione; la sospensione della fruizione dei servizi dei destinatari di tali servizi che pongono in esame violazioni dei diritti di proprietà industriale per evitare che siano commesse nuove violazioni della stessa natura da parte degli stessi soggetti. […]

Considerato che -in generale- il particolare utilizzo che viene fatto dell'avverbio "preventivamente" (e sinonimi, come in questo caso "anteriormente") mi provoca un incontrollabile rush cutaneo, mi rendo conto che questa peculiare allergia semantica potrebbe rendermi poco lucida nell'interpretazione della porzione di testo qui presentata e, per tanto, provo a far riferimento a un commentatore superesperto e di sicuro molto equilibrato come Stefano Quintarelli che, analizzando questo stesso passaggio, scrive:

forse capisco male, ma da quanto capisco, ad esempio, se voglio mettere in vendita su ebay la mia borsa usata di "Tucano", il sistema se ne deve accorgere e, in quanto io non sono titolare del diritto e trattasi di un canale di commercializzazione non previsto dal titolare del diritto, il sistema deve accorgersene e con "filtri adeguati", impedirmelo.

anche per il takedown, come debba avvenire la notifica e la verifica che il sedicente titolare dei diritti sia effettivamente tale (e cosa succede se il sedicente titolare non lo fosse), mi pare assente.

Insomma, questa proposta di legge rappresenta l'ennesimo tentativo delle istituzioni italiane -profondamente incompetenti in materia di web e del tutto incapaci di massimizzarne gli aspetti positivi figuriamoci di regolarizzarlo…- di mettere le mani sulla rete secondo logiche e fini che non appaiono affatto chiari ma che, soprattutto, non sembrano per nulla ispirate alla protezione del bene comune ma alla strenua difesa degli stessi interessi economici protetti da Agcom. Del resto, questa proposta di legge si sposa perfettamente con la contestatissima delibera dell'Autorità Garante delle Comunicazioni che -con tutta probabilità- vedrà la luce a novembre e che potrebbe essere accompagnata dall'intervento parlamentare, togliendo forza a una delle principali contestazioni rivolte all'indirizzo di Agcom: la non competenza a legiferare in materia di diritto d'autore online.

Ovviamente non si può essere così ingenui da credere che la proposta di legge non sia stata presentata proprio a supporto della delibera… E a tutti coloro che avranno la pazienza di leggere il testo traducendo dal burocratese all'italiano, apparirà lampante  l'inquietante dato di fatto che oggi evidenziamo: quando scrivevamo "l'Agcom minaccia il web" e paventavamo l'arrivo di un Hadopi all'italiana ci avevamo visto giusto. E non eravamo i soli.

Non resta sperare, come dici Quintarelli, di aver "capito male" o che la proposta di legge si areni in qualche anfratto delle Camere, magari lo stesso dove albergano tutti i buoni progetti in materia di rete che, nel corso degli anni, sono passati dal "faremo così" al "vorremmo farlo" al "ci sono delle difficoltà" fino ad arrivare a "cos'è che dovevamo fare?".

Ecco, il nostro augurio è proprio questo. Speriamo che questa proposta di legge finisca dove sono finite tutte quelle che -invece- un po' ci piacevano. Ovvero nel nulla: nel buco nero del Parlamento italiano.

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