L’Europa è preoccupata per la sicurezza del 5G, ma i Paesi potranno lavorare con Huawei
Con l'accensione imminente delle reti 5G in tutto il mondo è destinato a inasprirsi lo scontro tra Stati Uniti e il colosso delle telecomunicazioni Huawei. Da tempo ormai gli USA accusano la società di rappresentare una minaccia per la sicurezza informatica del Paese e dei suoi alleati; Huawei in risposta accusa gli Stati Uniti di volersi liberare di un'azienda cinese spostando sul piano politico una partita di dominio commerciale. In mezzo c'è l'Europa, che nelle volontà del governo USA dovrebbe impedire al gruppo di costruire infrastrutture di rete 5G sul continente, ma che sembra proprio rimanderà la decisione di diversi mesi.
In queste ore infatti l'Unione Europea nelle sue raccomandazioni ai Paesi membri si è parzialmente sganciata dalla posizione statunitense, lasciando nelle mani di questi ultimi la decisione di bloccare o meno l'accesso di eventuali imprese al mercato delle infrastrutture di telecomunicazioni, e chiedendo agli Stati semplicemente di vigilare sul rispetto dei propri standard nazionali. La definizione di un percorso comune relativo agli standard minimi di sicurezza per le reti 5G è stata rimandata alla fine dell'anno; i Paesi dell'Unione avranno tempo fino a fine giugno per completare una valutazione sul rischio delle reti 5G a livello nazionale, aggiornando di conseguenza i requisiti di sicurezza posti ai fornitori.
Tra le raccomandazioni non si fa riferimento alle preoccupazioni statunitensi relative a Huawei, se non in modo indiretto: nelle parole del Vicepresidente e Commissario per il Mercato Unico Digitale Andrus Ansip è infatti "essenziale che le infrastrutture 5G Ue siano resilienti e al sicuro da backdoor tecnici o legali". L'eco dello scontro gli USA e il colosso cinese insomma è evidente — da mesi ormai gli Stati Uniti stanno facendo pressioni sugli alleati in tutto il mondo affinché bandiscano l'uso delle tecnologie della società per la costruzione delle proprie reti — ma di posizioni nette l'Unione non ne ha prese.
Per quel che riguarda l'Italia — che insieme ad altri è tra i Paesi finiti sotto osservazione parte degli Stati Uniti — il livello di allerta sembra essere comunque alto: secondo il garante della privacy Soro — in audizione in queste ore al Copasir — le minacce cibernetiche sono infatti "destinate a crescere esponenzialmente con lo sviluppo del 5G; va letta in questa prospettiva la preoccupazione da noi espressa nei mesi scorsi per la presenza delle aziende cinesi in questo settore strategico".