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L’ex CEO di Google: “Internet sarà diviso in due parti, una americana e una cinese”

Entro i prossimi 15 anni la rete potrebbe dividersi in diversi sottoinsiemi. L’ex Ceo di Google ne è convinto e parla di almeno due Internet separati, uno a trazione americana e uno a trazione cinese, quest’ultimo con forti restrizioni e censure a danno della libertà di informazione, mentre si vanta già l’efficienza cinese nei pagamenti mobili.
A cura di Juanne Pili
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In un recente evento tenutosi a San Francisco e convocato dalla società di investimenti Village Global VC si è discusso della possibilità che in futuro la rete venga frammentata in sotto-insiemi, come conseguenza dell’emergere di nuove potenze non proprio amiche della libera circolazione delle informazioni. La società ha invitato diversi luminari della tecnologia, quali Jeff Bezos e Bill Gates. Era persente anche Erich Schmidt ex Ceo di Google e presidente esecutivo di Alphabet. Le affermazioni di quest'ultimo non sono state incoraggianti.

Una seconda rete controllata dalla Cina

Secondo Schmidt ci sarebbe la concreta possibilità che entro 15 anni vi potranno essere almeno due reti Internet separate, anche se non parla di una vera e propria frammentazione, "ma piuttosto una biforcazione in un Internet a guida cinese e in un Internet non cinese guidato dall'America … L’Internet cinese ha una percentuale maggiore del PIL della Cina, che è un grande numero rispetto alla stessa percentuale degli Stati Uniti". Se esiste una globalizzazione – spiega Schmidt – “significa che possono giocare anche loro”. Questo non comporterebbe solo una fornitura separata di prodotti e servizi, ma anche una diversa gestione e controllo da parte del governo di Pechino, con tanto di censure. Altri paesi potrebbero unirsi alla infrastruttura informatica cinese – continua Schmidt – con annessa “una certa perdita di libertà".

Se anche Google si auto-censura

In molti si preoccupano legittimamente delle possibili conseguenze dell’entrata in vigore della nuova normativa europea sul copyright. Ma lo scenario che si prospetta a livello Mondiale la fa apparire molto meno problematica di quanto potrebbe rivelarsi realmente. La Cina si adopera già per collegare il commercio digitale con l’Europa, l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia. Anche il progetto del successore di Schmidt alla guida di Google, Sundar Pichai ha suscitato non poche polemiche in merito. Secondo il "Project Dragonfly" Google si propone di mettere online una versione censurata del motore di ricerca, in modo da placare le autorità cinesi. Il progetto avrebbe incluso anche un mezzo per sopprimere alcuni risultati di ricerca, bloccando completamente le query sensibili, ad esempio riguardo alle "proteste pacifiche". Ma non tutti ci stanno: recentemente centinaia di dipendenti di Google hanno fatto pressioni su Pichai per ottenere maggiore trasparenza, è stata anche firmata una petizione.

Efficienza cinese contro libertà di pensiero

In un’altra discussione avvenuta tra Schmidt e diversi fondatori di start-up, si è posto l’accento sull’efficienza cinese per quanto riguarda i pagamenti mobili in rete. Persino Starbucks in Cina ha un sistema di ordinazioni anticipate online, con la possibilità di pagare coi dispositivi mobili prima di ritirare il prodotto. Una efficienza molto appetibile che sembra tenuta in maggior conto rispetto al contrappeso, fatto di bavagli alla libertà di informazione.

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