Come molti altri miliardari della Silicon Valley (e non), anche Mark Zuckerberg gode della protezione di un'agenzia privata che ne controlla ogni spostamento a tutte le ore del giorno, una scorta che assiste il fondatore e CEO di Facebook insieme a tutto il suo staff dedicato alle pulizie, alla cucina e alla gestione di vari aspetti della sua vita. A capo di questa sicurezza si trova Liam Booth, un ex agente dei servizi segreti che ha servito anche sotto il Presidente Barak Obama. Secondo due ex dipendenti di Zuckerberg, Booth avrebbe commesso molestie sessuali su altri dipendenti e fatto commenti razzisti e dispregiativi su Priscilla Chan, la moglie di Zuckerberg.
Liam Booth, il capo della sicurezza accusato di molestie
Lo hanno riportato Business Insider e NBC, citando le due fonti che parlano di situazioni in cui Booth avrebbe rivolto commenti dispregiativi verso un assistente omosessuale di Zuckerberg, per poi toccarlo in maniera inappropriata all'interno del ristorante di sushi Nobu a Palo Alto. Una di queste fonti, un ex assistente di Booth, ha inoltre accusato il capo della sicurezza di averla più volte molestata durante il lavoro, chiedendo per esempio agli altri membri dello staff di dirle di cambiare abiti perché il suo look poteva distrarli. L'assistente era poi stata licenziata perché avrebbe alzato gli occhi al cielo durante un meeting e si sarebbe lamentata di un report negativo.
Il secondo ex dipendente – che al tempo era un membro dello staff casalingo di Zuckerberg – ad accusare Booth racconta invece come il capo della sicurezza utilizzasse il termine "it", "cosa", invece del pronome preferito da un altro membro transessuale dello staff e utilizzasse termini dispregiativi nei suoi confronti con gli altri membri dello staff. Inoltre, Booth avrebbe più volte commentato in maniera dispregiativa la moglie di Zuckerberg, Priscilla, facendo un parallelo tra le sue origini e le sue abilità di guida. Booth avrebbe anche spiegato che "non si fida delle persone di colore".
Le accuse nei confronti del capo della sicurezza di Zuckerberg sono state raccolte in alcune lettere inviate a casa del CEO di Facebook dalla The Bloom Firm, uno studio legale che ha già rappresentato le vittime di altri scandali sessuali e che in passato ha portato al licenziamento del giornalista di Fox News Bill O'Reilly, anch'esso accusato di molestie sessuali. Le due missive citano "una condotta discriminatoria pervasiva", "terribili livelli di molestie sessuali e violenze" e un ambiente di lavoro dove i dipendenti hanno dovuto affrontare numerosi commenti razzisti, sessisti e omofobi.
I due ex dipendenti hanno inoltre accusato Brian Mosteller, il direttore del gabinetto di Zuckerberg e anch'esso un ex dipendente dell'amministrazione Obama, di non aver preso azioni contro Booth nonostante le ripetute denunce da parte dello staff. Nessuno dei due né la Bloom Firm ha però suggerito che Zuckerberg sia in qualche modo coinvolto dalla questione o che sia stato messo al corrente delle accuse. "La famiglia prende le accuse di condotta illecita sul luogo di lavoro molto seriamente e il nostro team di risorse umane indaga su ogni questione di questo tipo" ha spiegato Ben LaBolt, portavoce delle realtà private di Zuckerberg. "Le accuse contro Liam Booth sono state portate alla nostra attenzione per la prima volta dalla The Bloom Firm dopo che i due dipendenti hanno lasciato il lavoro presso la famiglia Zuckerberg. Appena lo studio legale ha presentato le accuse, abbiamo contattato Munger, Tolles & Olson, uno studio legale esterno, per condurre un'investigazione su tutte le accuse. L'investigazione è tuttora in atto. Booth si trova in congedo amministrativo fino alla fine dell'indagine".