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Opinioni

Milano Gay Life, l’applicazione del comune dedicata al mondo gay che fa infuriare parte della comunità LGBT

Si chiama Milano Gay Life, è un’applicazione promossa dal Comune di Milano ideata da quattro startupper in vista dell’Expo 2015, ed ha fatto infuriare parte della comunità LGBT che l’ha definita “Un’Iniziativa ipocrita e calata dall’alto”.
A cura di Dario Caliendo
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La Milano gay friendly racchiusa in un'applicazione per Android e iPhone, iPad e iPod Touch, localizzata in italiano e in inglese e promossa niente di meno che dal Comune del capoluogo lombardo. Una vera e propria mappa interattiva, realizzata in attesa dei venti milioni di turisti che arriveranno per l'Expo 2015, con la quale l'amministrazione comunale vuole indicare locali, ristoranti, eventi, manifestazioni culturali, discoteche, ma anche associazioni di categoria e monumenti aperti alla comunicà LGBT.

L’obiettivo della nuova applicazione, è quello di "far conoscere anche in vista di Expo 2015 una città accogliente e lontana da ogni discriminazione", con un’iniziativa già presente in metropoli come San Francisco, New York, Parigi e Berlino, ma che – a differenza di quanto accade nelle più importanti città del mondo – è stata già affiancata da grosse polemiche. A farle, sorprendentemente, non sono i partiti politici più conservatori o le istituzioni religiose, bensì parte della stessa comunità gay, che ha definito l'applicazione "poco rappresentativa perché mancante di tutto il fondamentale capitolo dei locali dedicati alle saune e al cruising" – cioè agli incontri occasionali – e "sessuofoba".

"Un operazione ipocrita ed economicamente insensata" – scrive Marco Albertini, della rivista Pride, dedicata alla comunità LGBT – "Perché censura una parte di questo mondo che verrà a Milano con un interesse anche per il turismo sessuale. Questa app è una presa in giro, poco più che una guida ai ristoranti, totalmente inutile per chi cerca anche il divertimento".

Le prime polemiche sono arrivate al termine della conferenza stampa tenutasi a Palazzo Marino, dove l'applicazione è stata presentata dall'assessore al Commercio Franco D'Alfonso come un'iniziativa "per conoscere e scoprire una città accogliente e interessante per tutti, lontana da ogni discriminazione omofobica". Un'applicazione della quale è orgogliosa anche la consigliera comunale Rosaria Iardino (da sempre tra le personalità in prima fila nella battaglia per i diritti della comunità LGBTI) e che darà "il benvenuto alle persone omosessuali che vorranno venire a visitarci. Milano si uniforma alle altre grandi capitali internazionali che da tempo presentano mappe e applicazioni LGBTI".

Insomma, quella che secondo l'amministrazione comunale sarebbe stata un'applicazione apprezzata dalla vasta comunità gay del capoluogo lombardo, in realtà si è trasformata nell'alibi perfetto per dar vita ad altre polemiche, arrivate anche da parte di alcuni dei gestori dei locali esclusi dall'iniziativa: "Sono state volutamente tagliate fuori molte realtà già presenti sul territorio da molti anni" – ha commentato Cristian Trivellato, del club Depot – "E' un'operazione insensata soprattutto agli occhi di chi è abituato a girare il mondo, che resterà stupito dell'assenza delle informazioni veramente utili per il turista gay".

Sarà, ma le polemiche che ha generato la nuova applicazione del Comune di Milano, più che essere basate su principi sociali e morali, sembrano invece seguire una direzione ben diversa, e non fanno altro che mettere in evidenza l'enorme business che caratterizza – anche – il lato commerciale relativo alla comunità LGBTI, che fa del Cruising una delle usanze economicamente più redditizie.

Proprio per tagliare corto con le polemiche, la consigliera Iartino e l'assessore D'Alfonso hanno ribadito, ancora una volta, che "l'applicazione è stata pensata e sviluppata sotto la supervisione di un ente istituzionale, e per ovvie ragioni può pubblicizzare locali per scambisti etero, ne tantomeno quelli di Cruising". Il Comune ricorda inoltre che "per 60 giorni ci sarà la possibilità di segnalare migliorie da apportare o locali e iniziative da aggiungere, nell’ottica di un work in progress in continuo perfezionamento”.

Appare palese che Milano Gay Life non rappresenti una visione completa della comunità gay del capoluogo lombardo, ma sarebbe utile tenere a mente che un'app istituzionale non può – almeno in Italia – pubblicizzare club privati.

In realtà si tratta di un'iniziativa da apprezzare, che oltre agli eventi culturali, ai party e alla vita notturna, si dedica a dare indicazioni sui centri per la tutela della salute e l'ubicazione dei distributori automatici per la prevenzione delle malattie trasmissibili sessualmente, e permette inoltre agli utilizzatori "di usufruire di numerose promozioni in ristoranti, alberghi e negozi convenzionati, dall’abbigliamento all’oculistica sino ai centri fitness ed estetici".

A fare da mediatore tra le due parti ci prova Marco Mori, il presidente di Arcigay Milano, convinto che "Più che di una censura si tratta di un trambusto organizzativo". "Piuttosto io mi concentrerei sulla Regione Lombardia" – aggiunge – "che propongo di boicottare per la sua festa dedicata alla famiglia tradizionale".

Alla fine della storia un piccolo appunto: il Milano Pride ha già utilizzato l'applicazione, proprio per promuovere gli eventi della settimana scorsa.

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