In occasione della quarta edizione del No Cash Day, un evento organizzato dall'associazione Cashless alla Camera dei Deputati, arriva in Italia il primo bancomat tramite il quale gli utenti tricolore potranno acquistare e vendere Bitcoin: sarà installato a Roma il prossimo 26 giugno, nella stazione Termini, e dare alcune anticipazioni sulla novità è Repubblica.it.
Il funzionamento è molto semplice. Per prima cosa ci si dovrà registrare al servizio inserendo il proprio numero cellulare e il codice che verrà inviato dal sistema via SMS. Successivamente bisognerà effettuare la scansione del proprio codice fiscale, della patente e inserire una fotografia: dopo pochi minuti il servizio sarà attivo e gli utenti potranno vendere e comprare Bitcoin.
Per vendere la moneta virtuale, dopo l'autenticazione, bisognerà inserire l'importo desiderato e prendere una ricevuta con due codici Qr che bisognerà scansionare con un'applicazione installata sul proprio smartphone o tablet. Il dispositivo, alto quasi due metri e pesante mezza tonnellata, è collegato a Bitstamp, una delle più utilizzate piattaforme di compravendita della moneta digitale.
Ultimi in Europa. Nonostante la notizia possa sembrare una novità, in realtà l'Italia è l'ultima in Europa a non avere un bancomat Bitcoin: quello che sarà installato a Roma sarà il numero venti del vecchio continente. Un fenomeno in netta crescita, che in Italia potrebbe presto subire un importante cambiamento, grazie all’intervento a Sergio Boccaduri (Tesoriere di Sinistra Ecologia e Libertà) che ha presentato un emendamento al decreto legge “Destinazione Italia”, con il quale si tenderà – finalmente – a definire Bitcoin e ad avviarne “un processo di riconoscibilità al fine di agevolare la diffusione dei pagamenti elettronici”.
Se dovesse passare l’emendamento proposto dal deputato del partito di Nichi Vendola, potrebbe essere introdotta l’identificabilità del titolare effettivo della moneta virtuale, per transazioni superiori ai mille euro, e la relativa applicabilità delle disposizioni vigenti di antiriciclaggio. Un importante passo avanti, in un settore ormai già maturo, ma nel quale si sente la mancanza di una vera e propria regolamentazione internazionale.