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Niente Cina, il nuovo Mac Pro di Apple sarà made in USA

Il prodotto per certi versi più ambizioso della casa di Cupertino sarà realizzato ad Austin, in Texas. L’accordo raggiunto tra Apple e governo statunitense permetterà alla società di godere di esenzioni sui dazi relativi a determinate componenti provenienti dalla Cina, e di mantenere così i costi di produzione più bassi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Sarà prodotto negli Stati Uniti l'esagerato Mac Pro che Apple ha presentato pochi mesi fa nel corso della Worldwide Developers Conference dedicata agli sviluppatori. Il computer dedicato ai creativi di tutti i settori nel mese di giugno aveva colpito osservatori e appassionati per le sue potenzialità in termini di capacità di calcolo, ma stando a quanto dichiarato dalla casa di Cupertino in queste ore avrà come peculiarità anche quella di non essere assemblato in Cina, come invece si pensava sarebbe successo fino a poco tempo fa, ma a Austin, in Texas.

In una nota rilasciata dalla stessa Apple, la casa di Cupertino ha attribuito parzialmente il merito della decisione all'amministrazione Trump. In condizioni normali in effetti assemblare i Mac Pro negli Stati Uniti comporterebbe costi eccessivi rispetto alle alternative offerte dai produttori cinesi; la società che fa capo a Tim Cook potrà però permettersi di realizzare il dispositivo in patria per via di un'esenzione straordinaria sui dazi relativi ad alcune componenti essenziali provenienti dalla Cina.

È proprio su questo aspetto che il governo USA è intervenuto a favore di Apple. Tempo fa infatti il numero uno di Apple aveva chiesto all'amministrazione Trump di poter produrre i dispositivi in Texas come i Mac Pro del 2013, importando però le componenti dalla Cina senza pagare sovrattasse; la risposta ricevuta era stata negativa. In questi giorni le parti sembrano invece giunte a un accordo di compromesso: Apple si è impegnata a utilizzare per quanto possibile componenti provenienti dagli Stati Uniti (per un valore di 2 volte e mezzo superiore a quello delle componenti made in USA contenute nei Mac Pro di generazione precedente) mentre il governo ha acconsentito a non applicare dazi sulle componenti fondamentali che le aziende statunitensi non possono fornire.

A guadagnare dall'operazione sono entrambe le parti in causa, che possono fregiarsi del merito di aver continuato a sostenere un indotto da 450.000 posti di lavoro negli Stati Uniti. Apple per di più potrà continuare a dire di aver progettato e assemblato in patria il suo prodotto per certi versi più ambizioso, anche se non è chiaro se le unità destinate ai mercati esteri come il nostro conterranno le stesse componenti realizzate in terra americana oppure no.

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