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Ninja: “Se i ragazzini sono razzisti e misogini la responsabilità è dei genitori, non mia”

Sono molti gli streamer che non intendono vedere un loro contributo nella formazione e diffusione di una tossicità che oramai ammorba internet tramite la fanbase da loro creata. Lo dimostra l’intervista del New York Times a Ninja, celebrità del web secondo la quale la responsabilità di un linguaggio tossico è da imputare ai genitori e all’anonimato su internet.
A cura di Lorena Rao
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Su Twitter e nelle varie piattaforme social è in corso un dibattito nato in seguito a un'intervista pubblicata sul New York Times a Tyler "Ninja" Blevins, celebre icona del web. Tra i temi toccati dall'intervista, vi è l'atteggiamento sempre più offensivo, sessista e razzista di giovani spettatori e giocatori. La risposta dello streamer a un problema che diventa sempre più evidente nel mondo online è stata: "Tutto si riduce alla genitorialità". Secondo Ninja, infatti, è compito dei genitori seguire i propri figli nelle loro esperienze videoludiche e insegnare loro il significato dispregiativo di certi termini, così da evitare esternazioni offensive che riempiono le chat dei videogiochi e delle piattaforme di streaming in cui vengono trasmessi.

Lo streamer ha poi aggiunto che tale atteggiamento denigratorio e anti-inclusivo non riguarda solo il mondo videoludico, ma colpisce in generale internet, in cui le persone, forti di avere uno schermo davanti e un avatar/nick fittizio, non hanno alcuna remora nell'esternare i più gretti pensieri. Ecco la citazione di Ninja nel dettaglio: "Penso che sia la cultura di Internet. Le persone sono dietro lo schermo. Dicono quello che vogliono e possono farla franca. C'è il completo anonimato. Informazioni e dati personali sono preziosi e dovrebbero rimanere privati, ma fa schifo che ci siano ragazzi che possono dire cose razziste o essere incredibilmente aggressivi e minacciosi verso le donne e non avere ripercussioni. Sarebbe fantastico se, quando qualcuno afferma qualcosa di minaccioso, si potesse dire: Fammi cercare il tag del giocatore di questo tizio su questo sito – dovrebbe essere compito della legge, non di una persona normale – e poi boom: È Jimmy. Ha detto questo. Chiamiamo i suoi genitori ".

Fin qui nulla di male. Il problema è quando Ninja esclude qualsiasi tipo di responsabilità nella formazione e diffusione di community tossiche per lo più composte da giovani. Sempre nell'intervista, la star del web ha affermato senza alcuna remora che non è un suo lavoro insegnare ai bambini la cultura del rispetto, anche perché il suo primo timore è quello di essere trollato, provocato, da questo tipo di utenti, e di conseguenza rischiare il ban del proprio canale.

Un'affermazione ignava per un content creator/streamer con una fanbase di decine di milioni di giovani follower (Twitch 16,7 milioni di follower, Instagram 14,4 milioni, giusto per fare qualche esempio). La responsabilità scaricata su genitori e internet ha generato diverse critiche contro Ninja. Da "In qualità di influencer è in realtà il tuo lavoro influenzare" a "Um .. no ??? In qualità di intrattenitore con un ampio seguito di bambini piccoli, è tua responsabilità monitorare i contenuti che produci, il messaggio che invii e la comunità che crei. Se non lo volevi, non saresti dovuto diventare famoso": questi sono solo alcuni dei tweet rivolti alle esternazioni di Ninja.

In generale sono molti gli streamer, anche in Italia, che non intendono vedere un loro contributo nella formazione e diffusione di una tossicità che oramai ammorba internet tramite la fanbase da loro creata. Lo stesso PewDiePie finisce spesso sotto i riflettori per le sue esternazioni, che altro non fanno che esaltare e giustificare determinati comportamenti tra gli utenti. Si auspica quindi una maggiore presa di coscienza su un problema incredibilmente diffuso e lontano da una soluzione.

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