Facebook spia gli utenti ed è in grado di ascoltare le conversazioni tramite il microfono di smartphone e computer? No, ma una cosa è certa. Chiunque utilizzi il social network, almeno una volta deve aver provato questa strana sensazione: dopo aver avuto una conversazione faccia a faccia o dopo aver effettuato una telefonata, su Facebook è comparso un post pubblicitario sull'argomento appena discusso.
Ci sono innumerevoli esempi condivisi sul web e in alcuni casi sembra proprio non esserci altra possibilità: Facebook è in qualche modo in ascolto delle nostre conversazioni ed elabora ciò che diciamo per proporci annunci pubblicitari targhetizzati. In realtà però, stiamo parlando di una vera e propria cospirazione, diffusasi in rete negli ultimi mesi, e che – secondo quando ha dichiarato Damian Le Nouaill, un consulente tecnico – vedrebbe Instagram addirittura ascoltare le conversazioni in diverse lingue.
Ma no, di nuovo. Facebook e Instagram non ascoltano le nostre conversazioni tramite il microfono di smartphone e computer. E a sottolineare più volte questa cosa è lo stesso colosso di Menlo Park, che un più occasioni ha dichiarato che "Facebook non utilizza il microfono dei dispositivi per le pubblicità o per cambiare ciò che gli utenti vedono nel News Feed".
Questo però non vuol dire che Facebook non spia i propri utenti. Dando per scontate le limitazioni legali e tecniche (non solo sarebbe una pratica estremamente illegale, ma se davvero Facebook volesse registrare, inviare ed analizzare una quantità di dati audio così vasta, avrebbe davvero bisogno di un sistema di elaborazione dati estremamente potente), le motivazioni che hanno alimentato questa teoria cospirazionista potrebbero essere anche più inquietanti: nell'era dei big data, Facebook e le piattaforme online "Sanno così tante cose di te che possono anche indovinare a cosa stai pensando senza dover necessariamente ascoltare le tue conversazioni orali". E a dichiararlo non è il "genio di turno", ma John Pracejus, professore dell’Alberta School of Business ed esperto di marketing e comunicazione.
E se quindi ci si chiede perché Facebook e Instagram non spiano i propri utenti tramite il microfono, ma sanno sempre di cosa hanno bisogno, è chiaro che la risposta diventa molto più semplice di quel che potrebbe sembrare, ma anche più inquietante: le persone sottovalutano il grado di monitoraggio delle loro attività online, e un giorno i colossi della tecnologia avranno algoritmi in grado di prevedere in modo accurato ciò che potremmo pensare, quello di cui parleremo o di cosa avremo bisogno.
Ma come fanno? Con i "big data". E cosa sono i big data? È tutto l'insieme delle tecnologie e delle metodologie di analisi di dati massivi. Vi si sta accendendo la lampadina, vero? In soldoni, esiste da tempo una fitta rete fatta di accordi economici, collaborazioni, acquisizione e vendita di dati, che mette in collegamento aziende fisiche e tecnologiche, che effettuano compravendite istantanee di informazioni riguardo ogni singola persona e, nello specifico, su cosa compra (anche nei negozi fisici), dove si trova, quali applicazioni usa, cosa ricerca su internet. Insomma, su chi realmente è ognuno di noi.
Ma andiamo con ordine e facciamo alcuni esempi semplici. Quando si acquista qualcosa al supermercato e si utilizza una "carta fedeltà", viene memorizzata – su un profilo univoco per ogni acquirente – ogni cosa che è stata acquistata. Potrebbero sembrare informazioni "inutili", ma sono invece di grande valore: esistono delle aziende che raccolgono e vendono questi dati anche a Facebook, che potrà quindi analizzarli e collegarli ai profili dei singoli utenti, per mostrargli delle pubblicità "più interessanti" e che, cioè, hanno una probabilità più alta di convertirsi in click e acquisti.
E cosa potrebbe essere più interessante dello storico degli acquisti anche nei negozi fisici? Semplice, le posizioni. Sei stato in questo ristorante brasiliano? Lascia una recensione per far sapere agli altri come ti sei trovato! Sei stato in questo negozio di scarpe? Eccoti alcune pubblicità in cui puoi vedere le offerte con gli sconti sulle scarpe!
Insomma, no, Facebook non ci spia tramite il microfono. Ma sa sempre dove siamo. Come fa? Sfruttando una funzionalità che ognuno di noi gli ha permesso di utilizzare: la geolocalizzazione del dispositivo. Quando si utilizza per la prima volta Facebook (o una qualsiasi altra piattaforma online) sul proprio smartphone, vengono visualizzati una serie di messaggi con cui l'app chiede l'approvazione per utilizzare i servizi di sistema, tra cui proprio la geolocalizzazione. E sono sicuro, anzi, straconvinto, che la maggior parte delle persone che utilizzano queste applicazioni, accetta tutto senza fare neanche caso a cosa gli viene chiesto. È un errore piuttosto comune, nel quale siamo caduti proprio tutti.
E se volete sfuggire a questo "grande fratello", o quantomeno ridurne gli effetti, le cose da fare sono molte. Ma il mio consiglio è prima di tutto quello di leggere le richieste fatte ogni volta che installate un'app e, nel caso specifico di Facebook, disabilitare l'utilizzo della geolocalizzazione (e perché no, del microfono) permanentemente o quando non utilizzate l'app. Per farlo, se avete un iPhone, dovrete aprire le Impostazioni selezionare la voce "Privacy" e successivamente "Localizzazione" e disattivarla in tutte le applicazioni che non volete la utilizzino. Facebook compreso. Un altro consiglio che mi sento di darvi, è di entrare nuovamente nella sezione "Privacy" dell'iPhone, selezionare la voce "Pubblicità" e attivare la spunta accanto la voce "Limita raccolta dati".
Insomma, avete capito l'andazzo. Ed è inutile soffermarci a capire come possano le applicazioni installate sullo smartphone o la cronologia di navigazione web essere altri elementi importantissimi per la raccolta di queste informazioni, perché il concetto è sempre lo stesso: Facebook, Instagram, Google e tutte le altre piattaforme online di certo non spiano con il microfono, ma osservano e analizzano i comportamenti e le abitudini di ognuno di noi.