Nokia, la caduta di un impero
Nokia ha appena annunciato il licenziamento di altri 10.000 dipendenti e la chiusura di uno stabilimento produttivo, quello di Salo in Finlandia e due impianti in Germania e Canada. Qualcosa nei programmi dell'azienda non è andata come doveva, lo storico accordo con Microsoft non ha prodotto, guarda un po', i risultati sperati. C'era una volta un'epoca in cui i telefoni servivano per telefonare o al massimo per inviare un semplice sms ed in quell'era il colosso Finlandese dominava incontrastato sopra a qualsiasi altro competitor. Affidabili, solidi, dotati di un'ottima ricezione e di un'autonomia che ora è soltanto un vago ricordo, i cellulari Nokia hanno invaso il pianeta e colonizzato il mercato mobile. Symbian allora sembrava un sistema operativo all'avanguardia, soprattutto a fronte di quelli proprietari forniti con i cellulari della concorrenza e se qualcuno all'epoca avesse pronosticato nel giro di pochi anni la quasi scomparsa di Nokia dalla scena mobile, sarebbe stato preso per pazzo. Poi sono giunti iOS e Android e i giochi sono completamente cambiati.
UNA BATTAGLIA PERSA IN PARTENZA – La casa finlandese ha inspiegabilmente rinunciato alla corsa degli smartphone, continuando a mettere sul mercato modelli dotati di un sistema operativo che cominciava ad apparire sempre più obsoleto. A nulla è servito lo straordinario successo dell'iPhone, la crescita repentina del sistema mobile di Google, Nokia non si è fatta toccare dal successo dei telefonini “intelligenti” ed ha continuato imperterrita per la sua strada, mentre il trono cominciava sempre più a scricchiolare. Quando poi l'invasione degli smartphone ha cominciato a lambire anche i confini della clientela più tradizionalista, con modelli sempre più economici ed accessibili, ha finalmente iniziato a comprendere che la rinuncia a quel settore significava la scomparsa totale nel giro di pochissimo tempo. Ed è qui che è entrata in scena Microsoft, portando in dote il canonico ritardo che l'ha sempre contraddistinta in ogni campo. L'azienda di Redmond vuole lanciare il suo Windows 8, primo esperimento del gigante di Bill Gates di adozione di un unico OS sia per mobile che per pc (“come accostare un tostapane e un frigorifero”, secondo l'arguta definizione di Tim Cook) e cerca una partnership solida con un produttore già affermato sul mercato.
LA SCIAGURATA ALLEANZA – In realtà Nokia più che affermata è in fase di espulsione, relegata a quel 10-15% di “altri produttori” nelle classifiche di vendita, le briciole lasciate da iOS e Android, mentre Microsoft vuole lanciare un proprio sistema operativo in un momento in cui il settore è già totalmente coperto, con i sistemi di Google ed Apple che già hanno a disposizione miliardi di applicazioni e utenti. Si tratta solo di dettagli però, così il matrimonio viene festeggiato e si prospetta all'orizzonte il ritorno in grande stile della tigre finlandese (anche se la notizia della partnership ha immediatamente fatto crollare del 10% il valore delle azioni di Nokia lo stesso giorno). I segnali di questo ritorno, però, stentano ad arrivare e la recente notizia di altre migliaia di licenziamenti e le dimissioni di Jerri DeVard, Mary McDowell e Niklas Savander (rispettivamente direttore marketing, vice presidente esecutivo Cellulari e vicepresidente esecutivo dei mercati) lasciano intravedere piuttosto un'azienda completamente allo sbando, incapace di rispondere alle esigenze del mercato ed affossata ulteriormente dai ritardi con cui Microsoft è sbarcata nel mondo degli smartphone. Il titolo di Nokia ha perso il 70% in meno di un anno e mezzo e il primo trimestre 2012 ha fatto segnare una perdita operativa di 1,34 miliardi; la spending review interna ora prevede tagli di oltre 3 miliardi entro il prossimo anno, il triplo rispetto a quello previsto inizialmente. Il tutto mentre Apple conquista il trono di azienda più capitalizzata al mondo e Android firma quasi un milione di attivazioni al giorno.
LE STRATEGIE FUTURE – A rendere tutto ancora più grottesco intervengono alcune decisioni prese recentemente dal gruppo finlandese come quella di investire ulteriormente nella produzione di telefoni cellulari tradizionali, una scelta incomprensibile alla luce del fatto che smartphone mille volte più evoluti ormai sono disponibili sul mercato a prezzi stracciati e stanno conquistando anche quella clientela abituata all'utilizzo del telefono per le funzioni più elementari. L'epoca della ricezione “a tacche”, delle batterie con durata settimanale, dei voli dal terzo piano rimanendo intatti è ormai finita da tempo ma Nokia sembra non accorgersene, affidando disperatamente la propria sopravvivenza nelle mani di chi è sempre stato incapace di affrontare le sfide del mercato mobile, come le statistiche di vendita tristemente ricordano. In questo clima assai oscuro entra in scena anche Samsung e le recenti voci di un suo interesse verso un'acquisizione del gruppo finlandese (girano anche cifre, si parla di 15 miliardi di dollari) ma le recenti smentite del gigante sudcoreano non fanno altro che procrastinare uno scenario, quello della (s)vendita, che ormai appare sempre più inevitabile.