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Nuova direttiva per lo streaming: il 30% dei contenuti dovrà essere europeo

Secondo una nuova direttiva europea il 30% dei contenuti in streaming dovrà essere di produzione europea. Così le piattaforme come Netflix e Amazon dovranno presto adeguarsi aggiornando di conseguenza i propri cataloghi. Se da un lato si comprende l’importanza di tutelare le produzioni locali, dall’altro potrebbero esserci conseguenze controproducenti.
A cura di Juanne Pili
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L’Ecofin (Consiglio Economia e Finanza) ha approvato il disegno della direttiva europea per la diversità culturale nello streaming. Il 30% dell’offerta dovrà così essere “europea”.

Gli Stati membri assicurano che i fornitori di servizi di media audiovisivi su richiesta nell'ambito della loro giurisdizione garantiscano almeno una quota del 30% di opere europee nei loro cataloghi e garantiscano la prominenza di tali opere. (Art. 13., 1.)

Netflix e Amazon dovranno presto aggiornare i loro cataloghi

L’intenzione del legislatore non è affatto malvagia, si tratta infatti di promuovere la diversità culturale nel settore audiovisivo europeo. Le piattaforme dovranno anche contribuire coi singoli fondi nazionali. Il livello di contributo nei singoli stati dell’Unione dovrà essere proporzionale ai budget che potranno permettersi di destinare. Se prendiamo Netflix come esempio, questa dovrà adeguarsi inserendo quattromila ore di contenuti europei, oppure ottocento titoli. Ma la direttiva potrebbe rivelarsi controproducente incoraggiando nuovamente la pirateria. Netflix dovrà già pagare una tassa sui film tedeschi, che sarebbero così meno penalizzati dalla più competitiva offerta delle produzioni americane presenti nel catalogo. Così si prospetterà un aumento generale del prezzo del servizio entro il 2020. Non è da escludere che questo rincaro, probabilmente seguito anche dalla concorrente Amazon – senza contare le nuove Disney e Apple – con buona pace dell’impegno da parte dei singoli paesi dell’Unione a riservare un fondo, proporzionale alle proprie economie, in sostegno delle proprie produzioni. Questo perché inevitabilmente porre delle forzature stataliste in un mercato come quello dello streaming, potrebbe creare delle conseguenze molto negative da parte dei finanziatori e degli inserzionisti pubblicitari. Imporre delle serie Tv Ungheresi, piuttosto che Austriache, riducendo proporzionalmente l’offerta di serie “extracomunitarie” di maggiore impatto, non significa automaticamente che il pubblico si faccia piacere il proprio cinema locale – per quanto sia lodevole che qualcosa si faccia per sostenerlo.

Una direttiva salva cine-panettoni?

La già variegata offerta di Netflix rischia di restringersi come conseguenza della direttiva europea, visto che per garantire quel 30% di produzioni locali potrebbe ridimensionare il resto della sua offerta, effettivamente diversi paesi europei hanno una scarsa produzione cinematografica e altrettanto limitata forza economica per finanziarla. Senza contare l’aspetto della qualità dell’offerta, che potrebbe scemare, portando il fenomeno della pirateria in rete ai livelli precedenti il boom dei servizi di streaming. Anche l’Italia da questo punto di vista non è messa benissimo, tanto che già da settembre quando si discuteva di questa direttiva si è parlato di una legge “salva-panettoni”. Staremo a vedere.

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