Nuova funzione di Facebook: Le storie sponsorizzate
Oggi Facebook lancia un nuovo strumento; uno strumento che ha a che fare (ancora una volta) con le storie e che si propone di trasformare gli aggiornamenti di stato, i post, i "Mi piace", i check-in di Facebook Luoghi, le applicazioni e qualsiasi altra attività messa in atto dagli utenti in Facebook Ad. E così, dopo il recente Storie da ricordare arriva Storie Sponsorizzate, ma se l'obiettivo della precedente funzione era quella di ricordare agli utenti cosa che avevano scritto mesi o anni addietro, lo scopo di questa nuova feature è quello di aumentare l'impatto virale delle pubblicità. Il meccanismo attraverso cui i brand potranno usufruire di questa nuova opportunità è molto semplice e a spiegarlo è il Product Marketing Lead di Facebook Jim Squires nel corso di una breve intervista a Mashable: "L'inserzionista non condiziona in alcun modo il messaggio; tutto ruota intorno alle azioni".
Per capirci meglio, questa è l'immagine di un'azione non sponsorizzata:
E questa, invece, è la versione Storia Sponsorizzata:
I primi brand ad aver deciso di usufruire di questa nuova feature Facebook sono: Starbucks, Coca-Cola, Levi’s, Playfish e Anheuser-Busch, ma anche organizzazioni non governative come Malaria No More, Amnesty International, Women for Women, Autism Speaks, (RED), Alzheimer’s Association e UNICEF. In ogni caso, a partire da oggi, tutti potranno acquistare Storie Sponsorizzate.
Tutto quello che, per ora, possiamo rilevare è che, per una volta, sembra essere Facebook a scegliere di "inseguire" i modelli proposti da altri social network. In questo caso, la somiglianza tra le Storie Sponsorizzate e i Twitter Promoted Tweets è piuttosto lampante. Considerando che, pur valendo oltre 50 miliardi di dollari, Facebook è riuscita ad incassarne solo un miliardo e mezzo, è naturale che cerchi soluzioni per monetizzare, ma c'è una differenza tra il modello scelto da Twitter e quello implementato da Facebook: con Storie Sponsorizzate è l'utente a definire il contenuto dell'inserzione, non il pubblicitario. Il che, se da un lato pone i consueti problemi di privacy, dall'altro potrebbe rappresentare una succulenta novità nel panorama dell'advertising.