Fino a poco tempo fa, la prima cosa che veniva in mente quando si pensava agli origami era l'arte giapponese di piegare la carta. Ma ora non più. Nel periodo in cui tutto diventa "smart" e automatizzato, sono sempre di più i dispositivi costruiti basandosi su questa tradizione antichissima. L'ultimo arrivato è un esemplare prodotto e progettato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Seoul, che hanno realizzato un robot radiocomandato, dalle piccole dimensioni, caratterizzato da un paio di ruote in grado di trasformarsi in base alle esigenze di percorso e superare ogni ostacolo.
Le ruote realizzate come un vero e proprio origami, hanno la possibilità di modificare la propria struttura, passando dai 2 pollici ai 4 pollici in pochi istanti, in modo da riuscire a scavalcare gli ostacoli dalle dimensioni più grandi e di infilarsi anche in spazi sensibilmente ristretti, inoltre integrano una serie di sensori in grado di rilevare la tipologia di terreno sulla quale sta camminando il robot e di modificare l'assetto automaticamente in caso di variazioni: si tratta di un progetto ormai in corso da diversi anni, ma che è stato ufficializzato Professore Professor Kyu-Jin Cho nel corso dell'ultima International Conference on Robotics and Automation.
L'idea alla base del progetto è quella di realizzare un robot che sia veloce, potente e versatile. Un connubio fino a oggi impossibile, frenato dalla staticità relativa alla dimensione delle ruote dei robot standard, che – come spiega il professore a capo del progetto – "possono essere veloci o potenti, ma non entrambe le cose contemporaneamente". "Il nostro robot origami invece può essere entrambe le cose" – aggiunge – "Perchè le sue ruote riescono ad adattarsi a qualsiasi tipologia di terreno e i sensori integrati riescono a capire automaticamente la necessità di percorso, per adattare la dimensione della ruota e superare gli eventuali ostacoli".
Quello pensato dal team di Seoul è un progetto molto interessante, la cui forte adattabilità potrebbe destare l'attenzione delle più importanti agenzie spaziali del mondo, che potrebbero integrare un sistema simile nei prossimi rover inviati su pianeti e satelliti, in modo da renderli molto più dinamici e meno soggetti ai possibili ostacoli che potrebbero trovare sul terreno nel corso delle diverse fasi di esplorazione.