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Per il pesto perfetto basta un po’ di basilico coltivato dall’intelligenza artificiale

Alcuni ricercatori hanno messo a punto una serie di algoritmi capaci di impostare automaticamente le condizioni ambientali migliori per la crescita di un basilico profumato e saporito. La tecnica si può applicare a qualunque tipo di pianta, ma solo se coltivata all’interno di un ambiente altamente controllato.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Dall'avvento dei primi algoritmi di machine learning e intelligenza artificiale abbiamo iniziato a utilizzare questi sistemi per migliorarci la vita in diversi ambiti, e presto potrebbero aiutarci anche a preparare un pesto sublime. Un gruppo di ricercatori ha pubblicato sulla rivista scientifica open access Plos One i risultati ottenuti da un sistema a base di intelligenza artificiale che è riuscito a coltivare piante di basilico capaci di sprigionare aromi particolarmente intensi, attraverso un processo di prova ed errore che con il tempo è destinato a farsi sempre più affinato.

Per arrivare ai primi risultati i ricercatori hanno fatto crescere diverse serie di piante di basilico all'interno di un ambiente altamente controllato, in coltivazione idroponica e con nutrienti e luce somministrati secondo parametri predefiniti e temperatura e umidità impostati dai ricercatori. Il basilico ottenuto in ciascuna delle serie di piantagioni è stato analizzato con spettrometri di massa e con gascromatografi per descriverne sapore e fragranza utilizzando parametri oggettivi e misurabili, che potessero insomma essere compresi dagli algoritmi di intelligenza artificiale.

Correlando le condizioni ambientali di partenza e le misurazioni sui composti chimici del basilico ottenuto, il software ha potuto capire quali variabili o combinazioni di variabili avessero effetti positivi sulla bontà del basilico, e consigliare ai ricercatori la ricetta perfetta per coltivare il migliore possibile. Uno dei consigli dati dal software — riportano i ricercatori — è stato ad esempio quello di sottoporre le piante a periodi di luce equivalenti a giornate di 24 ore, un'osservazione in realtà controintuitiva.

Già da tempo alcune realtà stanno lavorando sull'uso del machine learning per aumentare la produttività dei raccolti, ma in questo caso lo scopo dei ricercatori era lavorare sulla qualità dei prodotti della piantagione. Il processo ovviamente non vale solo per il basilico , ma in linea teorica può essere applicato a qualunque tipo di pianta. L'unico problema al momento è che questo genere di algoritmi funziona solo in situazioni in cui le variabili ambientali sono completamente sotto controllo, come serre e simili. All'aria aperta insomma, dove entrano in gioco elementi imprevedibili come siccità, umidità estrema e parassiti, coltivare il basilico definitivo rimane ancora questione di pollice verde.

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