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Covid 19

Perché dobbiamo dimenticarci dei complotti e installare tutti Immuni

Le critiche piovute sull’app già nei giorni antecedenti il rilascio sono legittime nelle intenzioni, ma infondate nel merito. L’app voluta dal governo rispetta la privacy e protegge gli utenti, i loro familiari e le loro comunità dai nuovi focolai. La minaccia di Covid-19 non è acqua passata e Immuni esce al momento giusto per mantenerla sotto controllo.
A cura di Lorenzo Longhitano
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A poco più di due settimane dall'arrivo sull'App Store degli iPhone e sul Play Store degli smartphone Android, l'app Immuni è finalmente stata attivata in tutta Italia. Questo significa che chiunque scarichi l'app a partire da oggi sarà già protetto dal sistema di tracciamento dei contatti offerto dalla piattaforma del governo, mentre gli utenti che avevano già installato il software nei giorni scorsi inizieranno da questo momento a usufruirne da queste ore. Lo sviluppo e il rilascio dell'app sono stati accompagnati sia da polemiche strumentali che da critiche legittime, ma allo stato attuale si può affermare che il download dell'app è assolutamente sicuro e che anzi è importante dare a Immuni una possibilità.

Perché è importante scaricare Immuni

Come è stato reso noto dal governo (che al riguardo ha recentemente lanciato una campagna pubblicitaria), l'app va scaricata dal maggior numero di persone possibile. Il motivo è semplice: per poter tracciare i contatti di chi è risultato positivo a Covid-19, occorre che i contatti siano raggiungibili tramite l'app; al contempo, i nuovi positivi devono poter comunicare la loro condizione all'infrastruttura di Immuni, affinché quest'ultima possa avvisare i potenziali contagiati.

I modelli statistici più affidabili sull'utilizzo di questa tipologia di app stabiliscono che per risultare efficace contro la diffusione del coronavirus Immuni debba essere utilizzata dal 60 percento della popolazione — che nel nostro caso corrisponde a circa 36 milioni di persone. Il dato in realtà si riferisce all'adozione di Immuni in totale mancanza di altre misure per il contenimento del contagio, come il distanziamento sociale e l'uso delle mascherine; l'app insomma farà comunque la sua parte nella lotta a Covid-19, ma andrebbe scaricata e fatta scaricare ad amici e parenti.

Le critiche infondate

Non si può negare che attorno Immuni si sia creato un alone di scetticismo, principalmente da parte di chi contesta all'app presunte violazioni della privacy. Preoccupazioni simili in effetti rimanevano legittime fino a poche settimane fa, ma ormai sono fuori tempo massimo: gli sviluppatori del software ne hanno pubblicato da tempo il codice sorgente — ovvero il listato tecnico delle istruzioni che Immuni segue pedissequamente per svolgere il suo lavoro. In questi giorni numerosi sviluppatori — esterni sia al governo che e alla casa di sviluppo — hanno avuto il tempo di scandagliare questi documenti in cerca di falle e violazioni, concludendo che Immuni non viola la privacy di chi la usa.

Altri detrattori sostengono che l'app sia arrivata tardi e che ormai non serva più a nulla, ma anche in questo caso l'appunto è valido soltanto a metà. Da una parte infatti avere avuto un software come Immuni a disposizione già a marzo sarebbe stato l'ideale (ma impossibile); d'altro canto però il fatto che il coronavirus non stia facendo tante vittime quante ne ha fatte nelle tragiche settimane del picco non significa affatto che la minaccia sia esaurita.

Questo è il momento di Immuni

Lunedì 15 giugno, anzi, segna l'ennesima e forse più delicata tappa di un processo di riapertura graduale cominciato ormai settimane fa: in accordo con regioni e province autonome da oggi tornano frequentabili aree giochi, centri benessere, sale giochi, centri sociali e culturali, spettacoli aperti al pubblico, sale cinematografiche e molti altri luoghi dove mantenere il distanziamento sociale potrebbe essere più complesso.

Anche chi si attende una seconda ondata in autunno e un'estate relativamente tranquilla non può negare che il rischio dell'accensione di focolai in questi prossimi mesi sia pari a zero: Immuni serve proprio a intercettare questi fenomeni in anticipo, contenerli e renderli innocui, evitando che trasformino in zone rosse interi comuni o aree geografiche. Da questo punto di vista l'app arriva giusto in tempo.

Il nodo dei tamponi

Non per niente anche la comunicazione del governo ha finalmente iniziato ad avvantaggiarsi dei canali televisivi con uno spot dedicato a Immuni in onda sulle reti Rai; la speranza è che il grande pubblico rimasto fuori dal dibattito sull'app venga a conoscenza della sua esistenza e contribuisca ad aumentarne la base di utenti. L'unico nodo da scogliere a questo punto resta quello dei tamponi, lo strumento che permette a coloro che ricevono la notifica di contatto da Immuni di sapere se sono effettivamente positivi a Covid-19 o se l'app li ha avvisati per eccesso di zelo. Si tratta di strumenti fondamentali che per non neutralizzare i benefici offerti dall'app devono essere messi a disposizione entro poche ore dalla richiesta ed elaborati in breve tempo.

Di questo dovranno occuparsi governo e regioni. Nel frattempo Immuni resta un download consigliato: aiuta a sapere se si è rischiato il contagio proteggendo così se stessi e i propri famigliari, anche prima che i dati provenienti delle regioni dovessero malauguratamente certificare una recrudescenza dell'epidemia. Nel frattempo usare l'app tiene al sicuro la comunità e combatte la diffusione del virus insieme alla forza degli altri italiani che l'hanno scaricata.

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