Stipendi d'oro, benefit e luoghi di lavoro a metà tra un ufficio e un parco giochi. Lavorare per un'azienda del settore tecnologico del calibro di Google o Facebook sembra un sogno, soprattutto per noi italiani. Eppure, sempre più spesso, molti dipendenti decidono autonomamente di abbandonare queste realtà, di licenziarsi per andare a lavorare altrove. Ma come, aziende che sembrano dei veri e propri paradisi abbandonate così? Se lo chiedono in molti, ma in realtà questa scelta – che solitamente viene effettuata dopo mesi di indecisione – denota coraggio e spirito d'iniziativa, ma soprattutto non va vista sotto la luce sbagliata.
Come spiega Fortune, siamo portati a pensare che lasciare un'azienda di questo tipo sia sbagliato a causa di quella che il giornale americano definisce la Grande Bugia. Fondamentalmente si tratta di una concezione della vita che ci porta a credere di dover sempre raggiungere la vetta di ogni cosa: il liceo, l'università, il lavoro e la vita sociale. Questo significa che, per molti, l'apice del successo è avere un buon posto in una buona azienda, in questo caso Google o Facebook. Cioè, per dirla in altri termini, nella nostra mente esiste una gerarchia che vede come unico obiettivo finale quello di essere al primo posto in tutto: migliore della classe, migliore università del paese e migliore azienda. Questo, seguendo la teoria della Grande Bugia, ci porta ad essere considerati dalla società come vincitori.
Eppure molti dipendenti abbandonano, lasciano queste aziende leader di settore per dirigersi verso altri lidi. Le ragioni sono varie: non apprezzano le politiche aziendali, non si sentono parte del team, vogliono fondare la propria azienda basata su un'idea personale, devono stare vicini a parenti malati, vogliono approfondire la conoscenza di altri campi o, semplicemente, viaggiare in giro per il mondo. Dopotutto lo stesso Steve Jobs, fondatore di Apple, ha più volte sottolineato che "il nostro tempo è limitato, non dobbiamo sprecarlo vivendo la vita di qualcun altro". La transizione risulta poi più semplice se al momento dell'assunzione i dipendenti sono consci del motivo per il quale si stanno imbarcando con quella precisa azienda. Se, in caso contrario, scelgono Google, Amazon o Facebook per il prestigio di queste realtà o a causa della pressione esercitata da amici e parenti, la transizione può gettarli in una crisi personale. Il motivo è semplice: l'uscita dall'azienda è vista come una perdita e una sconfitta.
Tenendo presente la natura di queste scelte, quindi, risulta più facile comprendere le motivazioni che – in un mercato come quello americano, ben diverso dal nostro – portano molti dipendenti a decidere di abbandonare colossi del settore in favore di realtà più piccole o di una propria azienda. Per questo negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di start-up fondate da ex dipendenti di realtà come Google, Facebook, Microsoft, Amazon, etc. Nessuna rinuncia, sconfitta o codardia, anzi: chi lascia lo fa perché ha una forte considerazione di sé e di quello che vuole fare e non necessita di indirizzamenti da parte di amici, parenti o insegnanti. Per queste persone non esiste il "meglio", ma solo il "meglio per te". Un pensiero che, di conseguenza, guida le decisioni effettuate nel corso della propria carriere, le quali possono anche tenere in considerazione aziende come Google e Facebook. Ma, senza troppo stupore, possono anche non farlo.