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Perché i programmatori lavorano di notte?

Se vi è mai capitato di conoscere uno sviluppatore, probabilmente vi sarete chiesti perché tende a lavorare durante la notte. C’è chi si sveglia presto per iniziare a scrivere codici e chi per farlo va a letto tardi, non prima delle 4 del mattino. Ma perché viene scelto questo orario apparentemente “scomodo”?
A cura di Marco Paretti
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programmatori notte

Se vi è mai capitato di conoscere uno sviluppatore, probabilmente vi sarete chiesti perché tende a lavorare durante la notte. Un detto famoso nel settore dice che i programmatori riescono a "trasformare la caffeina in codice" e spesso film e serie TV li vedono in azione proprio durante le fasi notturne; tutti elementi che contribuiscono ad ampliare la percezione di questi lavoratori come creature della notte. C'è chi si sveglia presto per iniziare a scrivere codici e chi per farlo va a letto tardi, non prima delle 4 del mattino. Ma perché viene scelto questo orario apparentemente "scomodo"?

Non solo per la tranquillità. Secondo Business Insider, le motivazioni principali sono tre: le tabelle di marcia, il cervello sonnolento e gli schermi luminosi. Secondo lo scrittore Paul Graham, al mondo esistono due fondamentali tabelle di marcia: quella dei creativi e quella dei manager. Quest'ultima suddivide le giornate in singole ore, mentre la prima le suddivide per compiti. La differenza sta nel fatto che, in caso di distrazione, nella tabella di marcia dei manager si perde al massimo un'ora, mentre in quella dei creativi può andare in fumo tutto il lavoro fatto. Si usa fare l'esempio della costruzione di una casa di cristallo: basta la minima distrazione per far crollare tutto in un attimo. Per questo i programmatori sono così infastiditi quando vengono disturbati.

programmatori notte

Chiamate, notifiche, messaggi e altre distrazioni comportano l'interruzione del proprio lavoro, eventualità che ha più probabilità di avverarsi durante il giorno. Di notte, invece, si può lavorare per ore senza essere mai fermati da nessuno. In questo modo, però, si va a lavorare quando il nostro corpo dovrebbe dormire. Una limitazione? Non necessariamente: essere stanchi ci rende dei programmatori migliori, consentendoci di focalizzarci meglio perché, di fatto, se il cervello è stanco deve per forza di cose concentrarsi e pensa meno alle distrazioni. Una situazione simile a quella del "Ballmer Peak", un presunto picco nell'abilità di programmare causato da una precisa quantità di alcool nel sangue.

L'ultimo elemento che spinge a programmare di notte è costituito dalla luminosità degli schermi. L'effetto della luce blu sul nostro sonno è ormai appurato: gli schermi di smartphone e PC "ritardano" il sonno, portando solitamente a problematiche quando utilizziamo i dispositivi a letto poco prima di dormire. In questo caso, però, l'influenza della luce blu sul corpo è positiva, perché consente ai programmatori di non sentire il sonno fino a tardi. Insomma, lavorare di notte sembra avere senso: non impone tempistiche, il cervello non cerca distrazioni e gli schermi ci tengono svegli.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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