Lunedì 2 settembre un satellite dell'Agenzia Spaziale Europea è stato costretto ad effettuare uno spostamento in orbita per evitare una possibile collisione con uno dei 60 satelliti di SpaceX appartenenti al progetto Starlink avviato lo scorso maggio. L'operazione è stata avviata dopo che l'ESA ha individuato una probabilità più alta del normale che i due oggetti potessero scontrarsi in orbita, provocando un potenziale pericoloso effetto a catena: i satelliti viaggiano a migliaia di chilometri orari e, in caso di collisione, verrebbero fatti a pezzi creando pericolosa spazzatura spaziale in grado di mettere a rischio gli altri satelliti in orbita. Per questo motivo le operazioni di spostamento non sono così rare.
Lo scenario che ha coinvolto l'ESA e SpaceX, però, ha sollevato diversi timori. Uno su tutti il fatto che il satellite dell'azienda di Elon Musk appartiene ad una prima ondata del progetto Starlink, che in futuro prevede la messa in orbita di circa 12.000 satelliti in grado di fornire connessione internet in tutto il mondo. Un numero che ha preoccupato gli esperti proprio in relazione alle possibili collisioni, preoccupazioni che in seguito all'incidente mancato di lunedì si sono ulteriormente aggravate: se i satelliti devono spostarsi dalla traiettoria ora, quanto spesso dovrà succedere quando ci saranno migliaia di satelliti Starlink nello spazio?
L'altro motivo di preoccupazione è dovuto al fatto che durante la crisi le comunicazioni tra SpaceX e l'ESA sono state, secondo l'Agenzia europea, troppo scarse. Inizialmente l'azienda di Musk si è rifiutata di spostare il proprio satellite e non avrebbe più risposto alle richieste di collaborazione dell'ESA. Un blackout comunicativo che, secondo SpaceX, è stato causato da un bug del sistema di comunicazione che gli ha impedito di ricevere le email dell'Agenzia. "SpaceX sta ancora investigando sulla questione e prevederà azioni correttive" ha spiegato un portavoce. "Se un operatore Starlink avesse letto la corrispondenza, ci saremmo coordinati con l'ESA per determinare il migliore approccio alla manovra dell'Agenzia o avremmo performato noi lo spostamento".
Cos'è successo tra i satelliti SpaceX ed ESA
La piccola crisi spaziale ha avuto inizio la scorsa settimana, quando l'ESA ha realizzato che uno dei suoi satelliti Aeolus – lanciati nell'agosto 2018 per osservare la Terra – avrebbe potuto avvicinarsi troppo ad uno dei satelliti Starlink. Questi ultimi lavorano generalmente ad un'orbita più alta, di circa 550 chilometri di altezza, ma alcuni di essi sono stati abbassati per effettuare dei test ad un'altezza di 320 chilometri, posizionandoli pericolosamente vicini a quelli dell'ESA.
A questo punto sono iniziati i problemi. Gli ufficiali dell'Agenzia europea hanno contattato SpaceX, che inizialmente si è rifiutata di muovere il satellite. Il 28 agosto le probabilità di una collisione erano 1 su 50.000, troppo basse per prevedere un'azione. Pochi giorni dopo, però, le probabilità sono aumentante a 1 su 10.000: altissime, perché solitamente si prevedono spostamenti quando le chance sono di 1 su 20.000. È in questo momento che da SpaceX sono cessate le comunicazioni, elemento che ha costretto l'ESA ad agire autonomamente spostando il suo Aeolus di 300 metri. Secondo SpaceX, ogni satellite è dotato di un sistema in grado di individuare altri oggetti e attivare in autonomia una manovra evasiva, ma l'azienda non ha indicato se questo sistema è stato attivato in questi mesi. "Penso che risolvere queste cose per email non sia il futuro" ha commentato Klaus Merz, dell'ufficio detriti spaziali dell'ESA . "Dovremmo trovare qualcosa che sia più efficiente".