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Pirateria online: storico accordo negli Usa tra la RIAA e i providers

In America siglato l’accordo storico tra l’associazione delle media company (Riaa) e i provider delle connessioni Internet che saranno i primi responsabili dei download di contenuti illegali dalla rete. Per colpire gli utenti si colpiscono i provider, come si evolverà il mercato della distribuzione dei contenuti?
A cura di Vito Lopriore
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Steve Jobs, nel recente WWDC 2011 della Apple, aveva dichiarato che il futuro di Internet è nei contenuti, film e musica, ma anche informazioni ed editoria. I contenuti sono quello che più interessa alle persone, alla politica, alla società, alla cultura e di riflesso al mercato economico che può aumentare le vendite, e la conoscenza dei clienti, attraverso l’estrapolazione, oggi anche dalla rete, dei trend e dei mood intorno ai prodotti percepiti dai consumatori. Jobs, dopo anni di lavoro su questo, è riuscito a stabilire degli accordi con alcune etichette discografiche, EMI ma si parla anche della Warner, per distribuire direttamente sui device della Apple i contenuti a pagamento e così combattere anche la pirateria.

In America, la Recording Industry Association of America (Riaa), l’associazione delle media company che riunisce le etichette discografiche e le case di produzione filmica e multimediale, ha stabilito un accordo con i provider delle connessioni Internet: se gli utenti scaricano files e documenti (musica, film, libri e altro) illegalmente il primo responsabile sarà ritenuta l’azienda stessa che fornisce il servizio di connessione alla rete agli utenti. E’ la prima volta in America e queste regole, nella loro difficile attuazione pratica, si diffonderanno anche nel resto del mondo.

Si calcola, secondo le stime della Riaa, che la perdita annuale causata dai download illegali di contenuti, si aggiri intorno ai 16 miliardi di dollari e si spera così di recuperarne una parte. L’accordo su basi giuridiche sancisce la responsabilità del provider che dovrà a sua volta bloccare i propri clienti, senza rivelarne l’identità, prima con una email, procedendo – in caso di mancato rispetto della normativa – alla riduzione progressiva della banda di connessione fino al blocco totale, in 6 diversi passaggi.

I rumors dicono che le grandi aziende americane provider delle connessioni Internet vogliono loro stesse diventare distributori di contenuti, per questo forse, dopo anni di accuse reciproche si è arrivati ad un accordo; anche se nella distribuzione dei contenuti sono coinvolti molti soggetti, non solo le major, etichette discografiche e i provider, ma anche le aziende produttrici di software, hardware, le media company nate solo su Internet, motori di ricerca etc.

Eric Garland, analista della BigChampagne che monitora il rapporto tra media e nuove tecnologie, ha dichiarato al New York TimesLe aziende che forniscono accesso al web vogliono collaborare con Hollywood perché ora riconoscono che la loro crescita futura dipende dai contenuti”.

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