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Pokémon Go proibito dall’Islam: “È come l’alcol”

È solo un gioco, ma, secondo l’Imam di Al Azhar, sarebbe equiparabile all’alcol e, di conseguenza, proibito dall’Islam. È l’ultima notizia riguardante l’ormai popolare Pokémon Go, l’applicazione lanciata settimana scorsa da Nintendo che in pochi giorni si è trasformata in un fenomeno internazionale.
A cura di Marco Paretti
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È solo un gioco, ma, secondo l'Imam di Al Azhar, sarebbe equiparabile all'alcol e, di conseguenza, proibito dall'Islam. È l'ultima notizia riguardante l'ormai popolare Pokémon Go, l'applicazione lanciata settimana scorsa da Nintendo che in pochi giorni si è trasformata in un fenomeno internazionale. A scagliarsi contro il software sarebbe Abbas Shouman, vicecapo e assistente dell'Imam di Al Azhar, la più importante carica religiosa dell'Egitto sunnita.

Il videogioco dell'azienda di Kyoto "influenza la mente in modo negativo e fa male al giocatore e agli altri senza che ne ve sia consapevolezza". Insomma, giocare a Pokémon Go sarebbe come bere alcolici e, quindi, proibito dall'Islam. La tecnologia, ha spiegato Shouman, va utilizzata solo se consente all'uomo di risparmiare tempo e fatica, ma non per svago. Anche l'esercito israeliano ha vietato ai militari di utilizzare il gioco, ma per evitare che le funzionalità di geolocalizzazione dell'applicazione possano mettere in pericolo le operazioni. Nonostante proprio il presidente di Israele abbia pubblicato un'immagine del gioco.

Pokémon Go, peraltro, non è nemmeno uscito in Egitto, ma come in molti paesi del mondo i ragazzi sono riusciti a scaricare l'applicazione sfruttando vie traverse disponibili sia su Android che su iOS. Così, anche nel paese, innumerevoli utenti si sono lanciati alla ricerca dei mostriciattoli tascabili, arrivando persino ad introdursi all'interno delle moschee solo per catturare Pokémon."Questo mina l'importanza e il significato delle moschee, che sono i più bei luoghi di preghiera dell'Islam" ha spiegato Mehmet Bayaraktutar, responsabile degli Imam locali."Voglio che sia vietata in Turchia". L'applicazione è stata rilasciata inizialmente in Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti, mentre da oggi è disponibile anche in Italia.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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