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Opinioni

PokerStars venduta per 4,9 miliardi di dollari, la piattaforma potrebbe tornare negli USA

Il colosso dei casinò online è stato acquisito da Amaya, un’azienda canadese. L’affare potrebbe significare l’eliminazione del divieto di operare negli Stati Uniti, una limitazione importante, avvenuta in seguito a un contenzioso con il Dipartimento di Giustizia americano, relativo a un’accusa di riciclaggio di denaro.
A cura di Dario Caliendo
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Con un accordo di 4,9 miliardi di dollari, Amaya Gaming Group, una società canadese con sede nel Quebec specializzata nella fornitura di servizi e sistemi tecnologici per il gioco virtuale, si è aggiudicata PokerStars, il primo portale al mondo di poker online. Un colosso del mondo dei casinò in rete, che vale circa 4 miliardi di dollari l'anno, ma che nel dicembre 2011 è stato bandito dal mercato degli Stati Uniti d'America e che potrebbe portare la compagnia canadese fondata nel 2004, a generare 1,3 miliardi di dollari in ricavi, con un margine operativo lordo di poco inferiore al mezzo miliardo di dollari.

L'accordo è stato realizzato sfruttando 2,9 miliardi di dollari in prestiti, provenienti da istituti finanziari come Deutsche Bank, Barclays, Macquarie e Blackstone. Prestiti possibili grazie ai 143 miliardi di dollari in ricavi dello scorso anno: i restanti 1,6 miliardi arriverebbero da emissioni azionarie e obbligazionarie, mentre 400 milioni saranno pagati in differita.

"Amaya è fortemente convinta che la transazione renderà possibile l'entrata di PokerStars in mercati nei quali l'azienda è già presente, in particolare negli Stati Uniti d'America", si legge in una nota ufficiale pubblicata sul sito del colosso del gaming online. Considerazioni confermate anche da John Pappas, direttore esecutivo della PPA, ormai certo che "l'acquisizione di PokerStars da parte di Amaya, rimuoverà ogni tipologia di ostacolo relativo al mercato USA, e permetterà alla piattaforma di casinò online di tornare attiva negli Stati dove questa tipologia di gioco è ammessa dalla legge".

Il ritorno negli Stati Uniti d'America. Per la piattaforma di gioco d'azzardo online, che fa capo a un gruppo la cui sede legale è nell'Isola di Man e che a oggi conta più di millesettecento impiegati e ottantacinque milioni di utenti registrati, questo accordo potrebbe significare l'eliminazione del divieto di operare negli Stati Uniti, una limitazione importante, avvenuta in seguito a un contenzioso con il Dipartimento di Giustizia americano, relativo a un'accusa di riciclaggio di denaro e chiuso con il pagamento di 731 milioni di dollari di ammenda. Un traguardo importante, che potrebbe aumentare sensibilmente i ricavi annuali del nuovo colosso per il gaming online, e portare aria nuova in un mercato ormai saturo di servizi simili.

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