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Pow3r sui cheater di Call of Duty Warzone: “Combattere il problema al 100% è difficile”

Dopo l’hashtag #FIXWARZONEita creato da Giorgio “Pow3r” Calandrelli, la community italiana di Call of Duty Warzone ha preso coscienza del problema del cheating e dello stream sniping, pratiche di accanimento contro gli streamer che non consentono di giocare genuinamente secondo le regole di gioco. Abbiamo parlato del problema direttamente con Pow3r per capire meglio la vicenda e quali saranno i passi futuri per risolvere il problema.
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A cura di Lorena Rao
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Lo scorso 10 maggio il panorama italiano di Call of Duty Warzone è stato scosso da un video di Giorgio “Pow3r” Calandrelli, celebre streamer e pro-player del gruppo Fnatic. In tale video si vede Pow3r succube di assalti da parte di un gruppo di utenti cheater, i quali sono arrivati persino a ricattare lo streamer perché ritenuto egli stesso un cheater, ossia un utilizzatore di trucchi al fine di ottenere un vantaggio competitivo. Non si tratta di un caso isolato: il problema del cheating e dello stream sniping sta attanagliando le community dei videogiochi competitivi, tra cui quella di Warzone.

Per combattere questo fenomeno, che non consente di giocare genuinamente ed esprimere le proprie qualità secondo le regole del gioco, Pow3r ha dato origine su Twitter all'hashtag #FIXWARZONEita, in modo da potere avere un confronto diretto con il publisher di gioco Activision e trovare insieme delle soluzioni per arginare la pratica tossica del cheating in Warzone. Abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente con Pow3r sulla vicenda e sui passi futuri che intende fare.

Puoi spiegarci in cosa consiste lo stream sniping? Come viene sfruttato dai cheater in Warzone?

Si tratta di un fenomeno che si trova in qualsiasi gioco online, non solo in Warzone. Praticamente, quelli che sono gli spettatori della live cercano lo streamer di turno per ritrovarsi nella stessa partita. Questa cosa ha sia un aspetto positivo che negativo. Positivo perché ci sono molti ragazzi che nei giochi usano lo stream sniping per fare dei contenuti divertenti. Negativo perché viene usato come cheat: i cosiddetti trucchi, per dirla all'italiana. Tra l'altro questo fenomeno sta crescendo sempre di più in Italia, perché prima non era così.

Cosa succede di solito: gruppi di dieci, venti, trenta persone partono nello stesso momento a cercare lo streamer in partita per non permettergli di giocare. Ci sono dei modi per evitare gli stream sniper e i cheater, ad esempio facendo partire in differita la live, oppure sfocando lo schermo durante la partita. Il problema è che io ho provato ad usare questi metodi nei giorni scorsi, però, nonostante questo, ho comunque incontrato queste persone.

Abbiamo pure scoperto che molti siti di cheat stanno mettendo a disposizione prove gratuite di trucchi che hanno una durata che va da una giornata fino a un mese. Abbiamo trovato un sito che forniva prove di 30 giorni gratuitamente.

Perché l’idea di un hashtag per combattere il problema?

Per noi in Italia è difficile farci sentire dalle aziende, a meno che non sia una persona di fama internazionale a muoversi. Twitter è il social media più utilizzato per il dialogo tra persone sparse per il mondo rispetto a un Facebook, un Instagram e così via. Soprattutto nell'ambito dei videogiochi, è un social molto importante perché consente un contatto diretto proprio con il brand. Fare l'hashtag è stato quindi un modo di ribellione per farsi sentire e per parlare di una pratica che sta veramente affliggendo la community di Call of Duty, in questo caso.

Il problema è che in Italia non ci sono nemmeno gli uffici di Activision, ma un'agenzia che si occupa di PR e gestione dell'azienda nello Stivale, quindi noi non possiamo dialogare direttamente con Activision e lamentare la mancanza di soluzioni anti-cheat.

#FIXWARZONEita ad oggi conta quasi 18.000 retweet. Ti aspettavi tutto questo supporto?

No, non me lo aspettavo. Infatti ne ho parlato pure: sono rimasto molto sorpreso, anche perché gran parte di questo supporto è venuto da community che sono al di fuori di Call of Duty. Persone che non giocano a Warzone, ma hanno vissuto il problema dello stream sniping nel loro gioco, si sono esposte. Ed è stata davvero una bella cosa.

Il problema però è che molti stanno soffrendo di questa cosa del cheating, che si sta diffondendo a macchia d'olio. Quindi non hanno più quella voglia, quella passione di giocare. Si chiedono: "perché devo giocare a condizioni del genere che tanto non mi diverto più?".

L'azienda che fa le veci di Activision, che si chiama HK Strategies, mi ha contattato dicendo che hanno visto quello che ho fatto e detto. Adesso stiamo cercando di organizzare una call o una riunione in ufficio per discutere insieme di alcune soluzioni. Perché io come ho detto non voglio parlare con Activision per un problema personale con lo stream sniping e il cheating, ma per parlare di quelli che sono i modi per combattere questi fenomeni.

Attualmente gli unici meglio tutelati sono gli streamer americani. Nei giorni scorsi è successa una cosa analoga alla mia, più ridotta diciamo, a streamer però più importanti per Call of Duty a livello internazionale. I cheater che si ritrovavano nei loro stream su Twitch e YouTube sono stati bannati proprio durante la diretta. A loro ha risposto pure Raven Software [team di sviluppo dietro Call of Duty Warzone] su Twitter, mentre noi brancoliamo praticamente nel buio.

Dopo la tua pubblicazione del video sul ricatto dei cheater, sei stato ancora importunato da loro?

Sì continuano, ma molto di meno perché non ho ceduto al ricatto. Quello che è successo è che anziché avere una perdita, io ho avuto una grandissima risonanza mediatica. Come ho più volte detto a queste persone: "voi state solamente facendo meglio per noi". Quindi per questo hanno un po' tagliato. Il problema è che adesso il cheating sta danneggiando altri content creator, streamer, altri miei colleghi.

Risolto il problema in Warzone, il fenomeno dei cheater resta comunque presente nel panorama dei giochi competitivi. Secondo te, cosa si potrebbe fare per risolverlo definitivamente?

Combattere il problema del cheating al 100% è difficile, questo perché come fenomeno può essere un po' come la criminalità in generale: non é che se c'è la polizia il crimine scompare del tutto. Sicuramente però un maggiore controllo, un sistema di anti-cheating migliore e più comunicazione direttamente con chi ci lavora al gioco può far diminuire il problema. Prendo l'esempio di alcuni giochi: Valorant sfrutta un sistema anti-cheat molto invasivo, però adesso la quantità di cheater è ridicola. Oppure in Apex Legends, dalla season 5, il cheating si combatte con l'aiuto della community, come una sorta di sistema di vigilantes interno che comunica direttamente con il team di sviluppo. In questo modo i cheat vengono subito riconosciuti e fermati.

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