Romani investe 100 milioni in Banda Larga: ma non dovevano essere 800 i milioni?
Ieri sera, il ministro allo sviluppo economico Paolo Romani ha dichiarato, nel corso di una puntata di Porta a Porta, che il governo ha intenzione di investire 100 milioni di euro per portare la banda larga da nord a sud della penisola italica. "Con Tremonti abbiamo deciso di stanziare un finanziamento di 100 milioni di fondi fas per la banda larga per ridurre a zero il digital divide entro la metà del prossimo anno". Seriously? Ridurre a zero il digital divide con un investimento di 100 milioni? Neanche Mandrake sarebbe capace di farlo, e lui era un mago. Ora, a meno che Romani non indossi una tutina azzurra e un mantello rosso sotto il completo, dubito che si possa cancellare, d'emblée, il ritardo digitale del nostro paese investendo 100 milioni in banda larga. I problemi italiani in materia di avanzamento tecnologico sono ben più radicati e complessi. Certo, il potenziamento della linea è una condizione necessaria per poter cominciare ad occuparsi del problema, ma non è con 100 milioni che si offre una soluzione credibile. Inoltre, l'allargamento della piattaforma di connessione è una condizione necessaria ma affatto sufficiente e di sicuro non risolutiva per il digital divide. A questo proposito, vale la pena far notare tre cose.
La prima: garantire l'accesso veloce ad Internet entro il 2013 non è una decisione che può essere presa dal governo in libertà e autonomia; è l'Europa che l'impone. Certo, per mettere in atto un piano di avanzamento tecnologico basterebbe il buon senso, ma, anche ammesso che tale buon senso non ci sia, esistono disposizioni europee ben precise in materia e, in un modo nell'altro, bisognerà dimostrare di averle tenute in considerazione.
La seconda: i milioni di investimento per il 2011, secondo il Piano Romani, dovevano essere 800. Ed erano 9 i miliardi previsti per la completa attuazione del piano. Questa è la cifra di cui, secondo lo stesso ministro, avrebbe bisogno il paese per allargare la piattaforma di connessione. Quindi, da qualunque punto di vista la si guardi, la distribuzione di briciole concessa da Tremonti non è un successo, ma l'ennesima dimostrazione che il governo pensa che lo sviluppo tecnologico sia un problema secondario (o addirittura inesistente) e che il paese abbia altre priorità. Il Piano Romani non esiste più e i fondi stanziati e presentati in pompa magna come se si stesse compiendo un enorme passo in avanti non sono altro che un contentino, fumo negli occhi, tanto per poter sfruttare il crescente interesse della popolazione rispetto al problema del digital divide e poter dire: vedete, il governo risolve anche questo problema. (Risolve?!)
La terza: nei giorni scorsi è stata presentata da alcuni singoli cittadini, esponenti di spicco del panorama tech italiano, un'agenda digitale che ha raccolto consensi bipartisan e che ha ricevuto il plauso di Nelie Kroes, commissario europeo per l'agenda digitale. Ma a Romani l'agenda non piace affatto e si arrabbia con i suoi promotori, colpevoli di voler invadere un campo che ritiene suo e in cui sostiene di aver fatto tanto e bene. Il fatto che nessuno se ne sia accorto, Europa in primis, conta poco. Forse qualcuno dovrebbe dire al ministro che le gocce nel mare non fanno rumore e che non può lamentarsi se nessuno le sente. Semplicemente, non producono cambiamenti sensibili.
In tutta sincerità, lo sblocco di questi 100 milioni sembra quasi voler essere una piccata risposta ai promotori dell'Agenda Digitale, come a voler sottolineare l'impegno del governo e dire che no, non è vero che non si è fatto nulla per il digital divide: "guardate quanti soldi destiniamo a quest'obiettivo. Vespa ci fa addirittura un'intera puntata". Ah, ora sì che l'investimento convince! Allora sì che possiamo essere certi che il digital divide si azzererà magicamente entro la metà dell'anno prossimo. Se lo dice anche Vespa…