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Ronald Reagan era tutto tranne che l’impeccabile leader dipinto in Call of Duty Cold War

In Call of Duty: Black Ops Cold War compare il presidente Ronald Reagan. Nella scena in questione, il 40° presidente USA viene rappresentato in modo da riabilitare la sua figura. Una retorica pericolosa che, secondo Ethan Gach di Kotaku, mette in secondo piano le numerose controversie accadute durante l’amministrazione Reagan.
A cura di Lorena Rao
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Uno degli aspetti caratteristici delle serie Call of Duty è la sua capacità di riproporre personaggi ed eventi storici del Novecento, per poi piegarli per raccontare la sua di storia, caratterizzata da un gameplay adrenalinico ed esaltante. Ad esempio, l’ultimo Call of Duty: Black Ops Cold War è ambientato negli anni Ottanta, durante l’inasprimento della Guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. La campagna vede infatti tre spie della CIA, Woods, Mason e Hudson, affrontare diverse missioni per evitare che il mondo libero finisca sotto la dittatura sovietica. Una retorica trita e ritrita, che pone gli Stati Uniti come unici paladini della democrazia. Poco importa se i nemici siano i nazisti, i vietcong o i russi: gli americani di Call of Duty riusciranno sempre a salvare il resto del mondo grazie ai loro valori.

Il problema di tale retorica non è solo la continua ridondanza – oramai priva di appeal nel momento in cui gli Stati Uniti non sono più l’unica potenza mondiale, ma è la reinterpretazione capziosa di personaggi storici. Il Ronald Reagan che compare in Call of Duty: Black Ops Cold War esprime perfettamente tali perplessità. Il presidente – fedelmente ricreato in computer grafica – compare in una delle scene iniziali del gioco, durante la quale dà il permesso ai tre protagonisti di andare a caccia di una spia russa chiamata Perseus, nonostante i suoi consiglieri siano contrari. Poco importa: il bene degli uomini e delle donne del mondo libero viene prima di tutto.

Si tratta di una rappresentazione parziale e idealista, che tende a mostrare in una visione esclusivamente positiva la figura di Ronal Reagan. Eppure, nella realtà, il 40° presidente degli Stati Uniti è stato al centro di parecchie controversie, che sicuramente hanno acuito molte situazioni geopolitiche, come ha notato il giornalista di Kotaku Ethan Gach. Nel corso del suo articolo viene fatta menzione dell’Irangate, lo scandalo esploso nel bienno 1985-86 legato al traffico illegale di armi con l’Iran, quando era attivo l'embargo. Il denaro ottenuto da tale vendita è stato poi utilizzato dall’amministrazione Reagan per finanziare i Contras in Nicaragua e rovesciare così il governo sandinista, che era filocomunista, gettando il paese in una sequela di massacri, stupri e violenze. Gach cita anche l’incapacità del presidente nella gestione della diffusione dell’AIDS, accomunata a quella recente di Trump alle prese con la pandemia di COVID-19.

A proposito del presidente uscente, il giornalista ritiene che tale revisione della figura di Ronal Reagan all’interno di Call of Duty: Black Ops Cold War sia un modo per riabilitare la figura dei repubblicani dopo la presidenza sui generis di Donald Trump. Del resto, già un articolo del 2016 di Matthew Brummer su The Diplomat dimostrava il supporto in termini di finanziamenti e consulenze di frange politiche e dell’esercito durante lo sviluppo degli FPS più celebri, tra cui Call of Duty. Quando un titolo è tra i più venduti e giocati al mondo, può essere problematico dare una visione parziale o fraintendibile del passato. Ecco perché la retorica vincente tipicamente americana ha veramente stancato.

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