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Scienza, tecnologia e innovazione in Italia, la fotografia dell’Istat [Grafici interattivi]

L’istituto di ricerca pubblica i dati sulla spesa per lo sviluppo in Italia, le imprese che hanno accesso alla banda larga, le startup e il rapporto tra i cittadini e la rete.
A cura di Angelo Marra
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L'Italia in termini di rivoluzione digitale è ben lungi dall'aver superato quel gap che la distanzia dalla maggior parte dei paesi europei. Solo pochi giorni fa Akamai ha pubblicato l'ennesimo report negativo sul nostro paese, leader soltanto nella narrowband (le connessioni lente) e negli attacchi informatici da reti mobili. Per il resto il Belpaese non si inserisce di certo tra le nazioni virtuose anche se la panoramica fotografata dall'Istat nel suo ultimo rapporto ci racconta comunque un paese in crescita, seppur lentamente, in cui la rete sta acquisendo quell'importanza vitale che all'estero fa ormai parte della normalità.

Spesa per ricerca e sviluppo

Il primo settore preso in analisi dall'Istat ci suggerisce immediatamente quale sia uno dei punti più dolenti del rapporto tra l'Italia e la ricerca. Come è chiaramente visibile dal grafico il nostro paese risulta al 17° posto in termini di investimenti per la ricerca e lo sviluppo, persino dietro a nazioni come l'Estonia e, la Repubblica Ceca e la Slovenia.

Inutile dire che la carenza di politiche ad hoc per la ricerca è chiaramente uno dei motivi che fanno segnare una posizione di arretratezza per il nostro paese; basti pensare che nazioni come la Finlandia, la Svezia o la Danimarca investono oltre il 3% del PIL in questa direzione, mentre i valori per l'Italia non superano l'1,26%.

Per quello che riguarda la situazione interna, Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni nelle quali si investe di più in ricerca e sviluppo. L'area maggiormente interessata è quella del Nord Ovest, che da sola assorbe il 46,21 della spesa interna.

Imprese che hanno accesso alla banda larga

Nel suo ultimo intervento al DEF il Ministro Passera ha parlato di un coinvolgimento delle PMI nella alfabetizzazione del nostro paese verso la cultura digitale. Non bastano solo reti ed infrastrutture, occorre spingere le imprese verso un utilizzo sempre maggiore di internet e dei prodotti ad esso associati, per ottenere velocità, efficienza e riduzione dei costi. Buoni propositi che però non hanno trovato ancora una reale applicazione nel nostro paese; secondo l'Istat infatti l'Italia è al 18° posto in Europa con l'83% delle aziende che accedono alla rete tramite banda larga, anche se va ricordato che tale velocità di connessione, definita “larga” è comunque inferiore alla media di quella europea.

Il digital divide interno sembra essere diminuito negli ultimi anni (Passera forse in un eccesso di ottimismo ha assicurato che verrà eliminato definitivamente entro il prossimo anno) anche se, osservando la tabella, è possibile notare ancora qualche rallentamento da parte di regioni del sud come Campania, Calabria, Puglia, rispetto ad aree più virtuose come la Valle d'Aosta, la Lombardia e il Piemonte.

Imprese innovatrici

Politici, investitori, esperti del web e imprenditori sono tutti concordi nell'affermare che nelle startup e nel loro potenziale di crescita si nasconde una delle chiavi fondamentali per il rilancio dell'economia interna. Pur non essendo affiancata da una efficace azione politica che ne garantisca agevolazioni e aiuti, la salute del settore italiano delle startup sembra essere in buone condizioni, con l'Italia all'11° posto nella classifica europea delle imprese in grado di innovare.

La situazione interna, come prevedibile, premia soprattutto le regioni del Nord, con Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte in testa alle valutazioni. Maglia nera per Campania e Molise, anche se va ricordato che nell'area Centro Sud nessuna delle regioni raggiunge tassi di innovazione superiori alla media nazionale.

Gli utenti di Internet

Nelle ultime settimane si sono sprecati i report che ritraggono il nostro paese come “arretrato” in termini di utilizzo della rete tra i cittadini. L'analisi dell'Istat conferma questa fotografia, con l'Italia addirittura tra gli ultimi quattro paesi in Europa insieme a Bulgaria, Grecia e Romania. Nella penisola infatti solo il 51,5% dei cittadini utilizzano internet, percentuale che precipita addirittura al 28,3% per quello che riguarda l'accesso quotidiano alla rete. La crescita c'è stata (dal 27% del 2001 al 51,5% del 2011) ma i valori sono ben distanti da quelli delle repubbliche nord europee come Svezia e Paesi Bassi, che raggiungono il 90%.

Naturalmente l'uso di internet da parte dei cittadini segue un trend molto simile a quello registrato per le aziende, con la maggior concentrazione nelle aree del Nord e del Centro. Questa differenza va però inquadrata nella differente dotazione infrastrutturale che caratterizza le regioni del Sud rispetto al resto dello stivale.

Famiglie che hanno accesso alla banda larga da casa

Relativamente all'accesso ad internet tramite connessioni domestiche a banda larga l'Italia ha fatto segnare una buona crescita nell'ultimo lustro, passando dal 14,4% del 2006 al 45,8% del 2011, anche se nell'ultimo anno l'incremento è stato molto più contenuto (nel 2010 era al 43,4%). Inutile dire che il raffronto con il contesto europeo smonta ogni possibile entusiasmo, piazzando il nostro paese al quartultimo posto tra le nazioni del vecchio continente.

La situazione interna rispecchia quelle finora analizzate, con le regioni del Nord e del Centro che vantano il maggior numero di famiglie che accedono ad internet tramite banda larga. Tra queste primeggiano la provincia autonoma di Trento, la Lombardia e la Toscana, mentre a Puglia e Calabria tocca l'infelice compito di condurre la classifica negativa. Forte divario tecnologico tra le vecchie e le nuove generazioni, con i nuclei familiari over 65 che segnano solo il 7,6% , mentre per le famiglie con almeno un minorenne la percentuale schizza al 68%.

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