Guardi video pornografici? Allora rientri in una di queste tre categorie. Ad affermarlo è una ricerca della École de psychologie della Université Laval in Canada, responsabile della realizzazione di uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Sexual Machine secondo il quale il pubblico del porno sarebbe raggruppabile in tre grandi categorie. Non patologie, sia chiaro, ma semplici contenitori psicologici che identificano le persone che guardano spesso contenuti pornografici. Elementi che ormai rappresentano il 10 percento di tutti i contenuti presenti online.
Quali sono, quindi, queste tre grandi categorie? Secondo i ricercatori francesi gli spettatori di porno sono ricreativi, emotivamente stressati o compulsivi. “Nel nostro lavoro ci siamo chiesti se esistessero gruppi di individui per cui il consumo di pornografia aumentasse la soddisfazione sessuale e non producesse effetti negativi sulla sessualità" ha spiegato Marie-Pier Vaillancourt-Morel. "E viceversa se ci fossero altri gruppi di persone sessualmente insoddisfatte o con atteggiamenti compulsivi”. Da qui è nata la ricerca che ha coinvolto 830 persone tra i 18 e i 78 anni, alle quali è stato chiesto di rispondere ad un questionario in merito alle loro abitudini sui siti pornografici, alla soddisfazione sessuale, al disagio e ai comportamenti compulsivi.
Dai risultati è emerso che i profili dei consumatori di porno sono principalmente tre:
- A scopo ricreativo (75,5%): persone sessualmente soddisfatte che guardano una media di 24 minuti a settimana di porno e non sono caratterizzate da atteggiamenti compulsivi;
- Stressati non compulsivi (12,7%): gli utenti che non passano molto tempo online guardando porno, ma allo stesso tempo risultano essere sessualmente frustrati e dopo la visione di contenuti espliciti si sentono in colpa, provano vergogna e a volte disgusto per se stessi;
- Compulsivi (11,8%): i consumatori che passano una media di 110 minuti a settimana guardando porno, ma non ne risentono emotivamente.
La ricerca è rilevante perché propone una fotografia dell'utenza che va oltre la semplice visione in bianco e nero del settore, spesso visto come innocuo passatempo o attività dannosa per il rapporto con l'altro sesso. In realtà, spiegano i ricercatori francesi, la situazione è ben più profonda e complessa, ma soprattutto caratterizzata da una maggioranza di persone sane e non malate. Ora i responsabili sperano di ampliare la ricerca utilizzando campioni più grandi, anche per profilare in maniera ancora più precisa i consumatori di contenuti pornografici.