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Social network e PA, un rapporto che stenta a crescere

Grazie ad un report realizzato da Giovanni Arata scopriamo che larghissima parte della pubblica amministrazione non utilizza le piattaforme social o le utilizza in maniera sbagliata. Su Facebook solo 1250 account sono riconducibili alla PA su oltre 21 milioni di utenti italiani, metà dei quali è inutilizzato.
A cura di Angelo Marra
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In un report presentato ieri durante la tavola rotonda di Business International dal titolo “L’Italia verso Europa 2020: come prosperare in una decade di crescita zero” è stato mostrato come, tra gli elementi che creano criticità agli imprenditori italiani, i ritardi e la burocrazia della PA abbiamo un peso decisivo. Gran parte degli imprenditori intervistati ha infatti dichiarato che, prima della riforma del lavoro, ad essere impellente è una rivoluzione della pubblica amministrazione, con l'introduzione di nuove tecnologie che snelliscano le procedure e le rendano più rapide e meno onerose.

In realtà il rapporto tra la PA e le nuove tecnologie in Italia è relegato a percentuali microscopiche; ad esempio su Facebook sono circa 1250 gli account relativi ad uffici pubblici ed istituzione contro gli oltre 21 milioni di abitanti del Belpaese iscritti al social network di Palo Alto. È quanto emerge da un'analisi di Giovanni Arata, ricercatore e Community Manager presso Apt Servizi Emilia Romagna, realizzata un mese fa ma resa pubblica solo ora sotto licenza Creative Commons, chiamata “#SocialPA, Forme e comportamenti della PA sui social media”. Ad essere analizzato è soprattutto il rapporto con Facebook e Twitter, i due social network più utilizzati nel nostro paese ma i risultati non sono certo incoraggianti.

Per quello che riguarda la piattaforma di microblogging esistono solo 200 account legati alla PA, di cui il 77% è soltanto un altro canale broadcast mentre il 20% non ha alcun tipo di following verso altri account. Ben il 33% dei già pochi profili esistenti si rivelano poi dormienti (cioè non utilizzati nei 30gg precedenti all'ultima rilevazione) mentre il 20% viene aggiornato in maniera saltuaria.

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La distribuzione degli account su Twitter della PA sul suolo italico risulta abbastanza omogenea anche se si registra una maggiore concentrazione nell'area Nord Est. E' possibile consultare la mappa interattiva a questo link.

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Il rapporto tra la PA e Facebook sembra leggermente migliore, anche se, paragonando il numero di iscritti alle pagine istituzionali disponibili, la percentuale è ancora bassissima. I profili della PA sono come già detto 1250 (relative a 1046 amministrazioni differenti), suddivisi tra regioni (45%), province (34,5%) e comuni (12,3%).

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Anche nel caso di Facebook  l'utilizzo del social network in molti casi non è stato compreso alla perfezione. Il 40% delle presenze infatti è sotto forma di profilo personale (invece che pagina) e solo 94 in totale vantano entrambe le possibilità. Sulla piattaforma di Menlo Park gli account dormienti della PA sono addirittura 528, oltre il 42% del totale; quelli attivi invece rispondono agli interlocutori solo nel 36,7% dei casi e postano contenuti di terzi solo nell'11,08%.

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