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Stati Uniti contro Huawei, parla il fondatore Ren Zhengfei: “Non possono distruggerci”

In un’intervista concessa alla BBC il fondatore del gruppo cinese usa toni non particolarmente concilianti. Afferma che gli Stati Uniti non hanno il potere di schiacciare Huawei, e che il gruppo troverà il modo di sopravvivere anche nell’eventualità che altri Paesi si allineino alle posizioni statunitensi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Lo scontro tra Stati Uniti e Huawei si è appena fatto ancora più aspro di quanto già non fosse fino a poche settimane fa, e a rendere ancora più difficili i rapporti tra il colosso cinese e il governo USA ci ha pensato nientemeno che il fondatore della società Ren Zhengfei, con una intervista rilasciata alla BBC nella quale ha usato toni non particolarmente concilianti. "Gli Stati Uniti non possono distruggerci", ha dichiarato il fondatore di Huawei; e "il mondo ha bisogno di noi, perché abbiamo la tecnologia più avanzata".

La tesi portata avanti da Huawei in questi mesi di scontri è che la diffidenza del governo statunitense nei confronti della società abbia motivazioni politiche, e che, sulla base di queste motivazioni, gli Stati Uniti stiano cercando di convincere i Paesi alleati a non utilizzare più i prodotti e i servizi del gruppo. Nonostante questo, e nonostante la delicatezza della situazione, il fondatore e amministratore delegato del gruppo cinese si era espresso solo una volta in merito alle tensioni tra i due soggetti, che peraltro riguardano anche l'arresto della figlia e direttrice finanziaria Meng Wanzhou: è accaduto circa un mese fa, peraltro con toni più pacati rispetto a quelli utilizzati in questi giorni.

L'intervista concessa alla BBC prosegue infatti immaginando le conseguenze di un muro contro muro dipinto come inevitabile: "Anche se gli Stati Uniti dovessero convincere altri paesi a non utilizzare i nostri prodotti, non avremmo problemi a mettere temporaneamente il freno alle nostre attività"; e utilizzando un'analogia "Se si spengono le luci in occidente, l'oriente può comunque continuare a brillare; l'America non rappresenta il mondo intero". Il numero uno di Huawei si è mostrato determinato anche di fronte alla possibilità che la figlia finisca definitivamente in carcere (mentre al momento è in custodia in Canada): "l'arresto di Meng Wanzhou non ha causato danni alla società, e a dire il vero stiamo crescendo ancora più di prima. Devono aver pensato che, arrestandola, Huawei sarebbe caduta. Ma non è stato così: da tempo ormai il nostro gruppo ha smesso di affidarsi a personalità singole. Se perfino io non dovessi più essere in grado di guidare l'azienda, questo non influirà sulla sua crescita".

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