
Anche Musical.ly è finita al centro delle polemiche riguardanti i contenuti scomodi presenti all'interno di molte app e social network, sempre più in difficoltà nel moderare questi elementi nel mare dei post di centinaia di milioni di utenti. In questo caso, peraltro, la questione è ancora più grave: nei suoi 200 milioni di iscritti, Musical.ly annovera un grande numero di giovanissimi, che proprio all'interno della particolare app per la condivisione di video hanno trovato un grande strumento comunicativo. Ma che, a quanto pare, comprende anche molti casi di suicidio, anoressia e autolesionismo.
Lo riporta BuzzFeed, citando il post su Medium di una madre. L'applicazione, che solo in Italia ha 4 milioni di utenti, si basa fortemente sulla pubblicazione di video per lo più musicali e in lip sync, cioè dove i protagonisti cantano in playback le canzoni, spesso accompagnando la performance con dei particolari balletti. Il problema è che, tra un video di questo tipo e l'altro, sono presenti anche molti post che fanno riferimento a categorie preoccupanti di autolesionismo o a sfondo sessuale. Questi post vengono condivisi attraverso hashtag come #cutting e #mutilation.

In seguito alla pubblicazione dell'articolo da parte della testata americana, gli hashtag e i post incriminati sono stati censurati, ma nel giro di poche ore ne sono nati altri caratterizzati da parole chiave come #depression, #dysphoria, #iwannadie ed #eatingdisorder. Anche in Italia circolano tematiche simili, come #depressione e #autolesionismo. All'interno di queste categorie si trovano i video più problematici che raffigurano ferite e sangue, ma anche riferimenti al suicidio. Immagini che, vista l'età media dell'utenza, possono finire davanti a minori.
In risposta a queste critiche, gli sviluppatori dell'applicazione hanno annunciato che nel corso dei prossimi mesi sarà introdotta una funzione che, in caso di pubblicazione di hashtag sensibile, farà apparire una finestra per offrire aiuto agli utenti, un po' come già avviene su Instagram. Un approccio migliore della semplice censura, perché come sottolinea anche questa storia la sola eliminazione della parola chiave non porta che alla creazione di altri hashtag, mentre l'offerta di aiuto può fare davvero al differenza.
