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Tracciando gli spostamenti degli smartphone si può prevedere dove colpirà la pandemia

L’utilizzo degli smartphone per calcolare la mobilità delle persone sul territorio è una pratica nota, ma in uno studio proveniente dal Canada è stata indagata la correlazione tra l’aumento nella mobilità delle persone in una data area e l’avanzata futura della pandemia di Covid-19 in quella stessa zona.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Anche nella fase delicata della somministrazione dei vaccini, contenere i nuovi focolai di Covid-19 continua a essere fondamentale per arginare la pandemia. Il tracciamento dei contatti dei nuovi positivi ha lo svantaggio di mettere le autorità sanitarie all'inseguimento del virus, ma una ricerca canadese ha sottolineato le potenzialità di un particolare metodo per prevedere l'emergere di nuove aree di contagio critiche prima che si manifestino: analizzare gli spostamenti delle persone utilizzando le connessioni che i loro smartphone effettuano presso la rete cellulare.

I dati degli smartphone

Lo studio si intitola The mobility gap: estimating mobility thresholds required to control SARS-CoV-2 in Canada ed è stato pubblicato nelle scorse ore sulla rivista accedemica Canadian Medical Association Journal. Come base sono stati utilizzati i dati sulla mobilità degli smartphone – ovvero le informazioni che questi dispositivi generano spostandosi in diversi luoghi per potersi collegare alle varie antenne dislocate sul territorio. Dal momento che cellulari e smartphone sono ormai nelle tasche di chiunque, per molti ricercatori queste informazioni rappresentano una stima abbastanza precisa del movimento delle persone in una data area: non per niente aziende come Apple e Google offrono già dei calcoli sulla mobilità delle persone in tutto il mondo basate proprio su dati simili raccolti rispettivamente dai dispositivi iOS e Android.

A cosa servono le previsioni

Quel che i ricercatori canadesi hanno fatto si spinge oltre: nello studio è stata infatti evidenziata una correlazione tra un aumento nella mobilità delle persone in una data area e l'avanzata della pandemia in quella stessa zona nel futuro. In particolare a un 10 percento in più di spostamenti delle persone al di fuori delle loro case è corrisposto il 25 percento di aumento nel tasso di crescita dell'epidemia nelle 3 settimane successive. I dati raccolti si riferiscono al periodo che va dal 15 marzo 2020 al 6 marzo 2021, e hanno permesso ai ricercatori di definire dei livelli di spostamento al di sopra dei quali si espone la popolazione a un rischio maggiore di propagazione dell'epidemia rispetto al normale. Per gli autori della ricerca queste soglie possono aiutare le autorità a definire e mettere in atto pratiche di distanziamento sociale che aiutino a mantenere sotto controllo la pandemia nelle sue susseguenti ondate.

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