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Truffa dei buoni Conad su WhatsApp: occhio a questi messaggi

Anno nuovo, vecchie bufale: in questi giorni è tornata a circolare sulla piattaforma di messaggistica istantanea una catena di messaggi del 2018 che promette buoni spesa da 150 euro da spendere nei supermercati Conad in risposta a un sondaggio, ma in realtà al termine del sondaggio non c’è alcun buono.
A cura di Lorenzo Longhitano
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In anni in cui WhatsApp è diventato uno dei metodi principali con i quali ci teniamo in comunicazione con il resto del mondo, non stupisce che sulla piattaforma entrino regolarmente in circolazione truffe e tentativi di abusare della buona fede dei suoi utenti. L'ultima catena di messaggi in ordine che si è diffusa in questi giorni non è neppure un inedito: si tratta di un messaggio già circolato in precedenza, che promette buoni da 150 euro da spendere nelle catene di supermercati Conad come ricompensa per la risposta a un semplice sondaggio.

Inutile dire che seguendo il link contenuto nel messaggio non si arriva a guadagnare nulla. La pagina aperta contiene effettivamente un sondaggio da tre domande architettato per far credere a chi risponde di stare effettivamente svolgendo il compito richiesto, ma al termine non esiste ricompensa. Al suo posto si trova solo una comunicazione che invita a inoltrare il messaggio iniziale ad altri venti contatti su WhatsApp per poter ricevere il fantomatico buono, che in ogni caso non esiste.

La promessa di denaro, unita al fatto che il mittente è un contatto conosciuto, può effettivamente indurre in tentazione, soprattutto se al mix si aggiunge lo sfruttamento di un marchio conosciuto come Conad; non a caso altre bufale simili hanno visto tirate in mezzo anche Decathlon e McDonald's. Evitare di cadere in trappole del genere però è semplice, perché la regola generale è sempre valida: non fidarsi. Gli esercizi commerciali non utilizzano WhatsApp per le proprie promozioni, né tantomeno per le comunicazioni ufficiali, ma utilizzano canali ufficiali come il proprio sito Internet o al limite i profili Facebook e Instagram. Il discorso vale anche per banche e istituzioni: se è impossibile verificare l'identità del mittente, il messaggio è sicuramente un falso.

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