Lo studio è stato pubblicato da un gruppo di ricercatori del CASM che, analizzando 126.975 tweet in lingua inglese per 9 giorni, sono giunti alla conclusione che sulla piattaforma di microblogging più famosa al mondo vengono pubblicati oltre diecimila messaggi al giorno contenenti termini a scopo razzista.
Gli insulti più comuni sono "whitey" e "pikey", tutta via circa il 70 percento degli utenti che utilizzano questi termini, lo fa inserendoli in frasi il cui scopo non è quello di offendere, ma semplicemente quello di catalogare.
"Twitter ci offre una notevole finestra sul modo in cui la gente parla, discute ed affronta le questioni del giorno" – ha affermato Jamie Bartlett, il direttore del CASM . "Il nostro scopo è quello di analizzare l'importanza sociale dei messaggi pubblicati sui social network, e di come vengono recepiti dagli altri".
In realtà lo studio condotto dai ricercatori mette in evidenza un particolare molto interessante che, forte forse anche della difficoltà di racchiudere un concetto in un numero di caratteri molto limitato, in alcuni casi può rendere un tweet difficilmente comprensibile o fuori luogo.
Degli oltre diecimila tweet giornalieri che includono termini razzisti, solo l'1 percento ha uno scopo puramente ideologico ed è inserito in una dichiarazione politica o in un invito ad intervenire con azioni ritorsive nel mondo reale.
"Ci sono stati pochissimi casi che hanno rappresentato una minaccia di imminente violenza" – spiegano i ricercatori – "o dove gli autori hanno direttamente o indirettamente incitato all'azione violenta. Secondo la nostra stima, giornalmente sono meno di 100 i tweet il cui scopo è quello di dar vita ad una ritorsione nella vita reale".
LA RISPOSTA DI TWITTER – Sovente è arrivata la risposta di un portavoce del social network, che ha subito messo in chiaro che Twitter utilizza un algoritmo automatizzato in grado di analizzare tutti i tweet inviati giornalmente, e di riconoscere e rimuovere i messaggi con contenuti potenzialmente offensivi.
"Un abuso mirato e specifiche minacce di violenza sono una chiara violazione delle regole del social network" – spiega il portavoce di Twitter, evidenziando l'importanza che la rete sociale da al controllo dei contenuti pubblicati, sostenuto anche dagli stessi utenti che hanno la possibilità di segnalare abusi attraverso diverse modalità.
Analizzando il rapporto Anti-Social Media (disponibile integralmente in alto), è evidente che il 50/70 percento dei tweet sono stati utilizzati per esprimere solidarietà a gruppi ben precisi, non solo catalogati in base alla provenienza etnica, ma anche in base ad interessi politici e sportivi.