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Twitter mette al bando tutti gli annunci politici

Il social network sta varando nuove regole che impediranno ai politici di comprare annunci sulla piattaforma: saranno vietate le inserzioni a sostegno dei candidati così come quelle che trattano di temi specifici. La mossa dovrebbe rendere meno tossico il dibattito a mezzo Twitter, ma potrebbe favorire chi sul sito ha già parecchia influenza.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Mentre Facebook è recentemente finita sotto accusa per aver deciso di non effettuare controlli di veridicità sugli annunci pubblicitari comprati dai politici sulla sua piattaforma, un altro social network ha deciso di intraprendere una strada diametralmente opposta: si tratta di Twitter, che nella serata di ieri ha annunciato di aver messo uno stop definitivo agli annunci di stampo politico.

La decisione l'ha comunicata il numero uno di Twitter, Jack Dorsey, in una lunga catena di tweet pubblicati sulla sua piattaforma. In sostanza — sostiene Dorsey — la portata di un messaggio politico è qualcosa che andrebbe guadagnata sul campo, e non acquistata; il discorso vale sia per gli annunci a sostegno di un candidato, sia per quelli che trattano di un tema specifico (ad esempio partendo da un fatto di cronaca).

La comunicazione politica online — continua il numero uno di Twitter — pone già abbastanza problemi al giorno d'oggi, tra la diffusione di bufale non verificate e il fenomeno dei deepfake destinato a farsi sempre più preoccupante. Sommare a questi problemi la variabile monetaria rischia di renderli impossibili da risolvere. "Non sarebbe credibile per noi affermare che stiamo lavorando per impedire ai politici di diffondere disinformazione, ma allo stesso tempo accettare denaro per mostrare i loro annunci esattamente alla tipologia di elettore che intendono raggiungere".

Proprio in queste parole si scorgono le differenze con la posizione adottata da Facebook. Del resto anche il social network di Mark Zuckerberg ha lo stesso problema: verificare la veridicità delle notizie e delle informazioni pubblicate sulla sua piattaforma non è un compito facile. Anziché impedire ai politici di sfruttare questo tallone d'Achille per la propria propaganda, Facebook ha preferito però rinunciare al processo di verifica continuando a vendere loro lo spazio pubblicitario richiesto.

La reazione dei social non si è fatta attendere, divisa sostanzialmente in due schieramenti: da una parte c'è chi applaude all'iniziativa; dall'altra chi teme che questa decisione finirà col favorire chi su Twitter ha già parecchia influenza a scapito di chi invece non ce l'ha. Per conoscere i dettagli del nuovo regolamento e capire con precisione quali conseguenze potrebbe avere sul dibattito politico a mezzo Twitter occorrerà però aspettare qualche giorno: la pubblicazione per esteso è prevista per il 15 di novembre.

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