I problemi di Uber, il noto servizio di noleggio auto con autista, non accennano a diminuire. Dopo divieti e polemiche, un nuovo scandalo sta per colpire l'azienda da tempo al centro di numerose critiche per la sua politica immatura e arrogante. L'ultima scoperta viene pubblicata dal The Washington Post, che per la terza volta svela l'esistenza di un vero e proprio sistema di controllo dei percorsi dei clienti, una sorta di visuale divina con la quale spiare chiunque.
Se molte aziende corteggiano i potenziali dipendenti con bonus come pranzi, biglietti per eventi sportivi o assicurazioni sanitarie, sembrerebbe che Uber metta subito in campo la possibilità di controllare ogni utente in qualsiasi momento.
Secondo una fonte anonima, durante un colloquio di lavoro il responsabile avrebbe permesso ad un candidato di utilizzare il database di Uber per controllare lo storico di ogni singolo utente iscritto al servizio, inclusi i parenti dei politici. Una database che, il Post avverte, potrebbe portare ad una gigantesca fuga di dati sensibili nel caso venisse hackerato.
Alle accuse mosse dall'articolo, Uber ha subito risposto con un comunicato nel quale ha affermato che le politiche sulla privacy limitano l'accesso a questi dati al solo scopo commerciale legittimo. Inoltre, l'azienda ha spiegato che ogni violazione di queste politiche comporta un'azione disciplinare, inclusa la possibilità di licenziamento e azione legale.
Eppure questo è solo l'ultimo scandalo legato al servizio, che da ormai mesi si vede bersagliato da critiche e polemiche. Pochi giorni fa la giornalista Ellen Cushing del San Francisco Magazine ha svelato che alcuni impiegati di Uber avrebbero spiato le corse della giornalista per sapere con quali dipendenti della compagnia la ragazza ha avuto contatti per realizzare l’inchiesta sul CEO di Uber Travis Kalanick.
Come se non bastasse, il Senior VP Emil Michael nel corso di una cena ha attaccato la giornalista Sarah Lacy ipotizzando una spesa di un milione di dollari per tracciare le corse di tutti i giornalisti che parlano male di Uber.