
Nonostante proteste e blocchi – ultimo quello tutto italiano che ha interrotto il servizio UberPop in tutto il paese – le operazioni dell'azienda americana sembrano procedere a gonfie vele: è la prima società del settore tecnologico a raccogliere finanziamenti pari a 10 miliardi di dollari senza nemmeno aver mosso i primi passi nel mercato azionario. Si tratta di una cifra che nemmeno colossi come Google e Facebook sono riusciti ad ottenere prima di essere quotate in borsa. Per raggiungerla, Uber ha raccolto linee di credito dirette e liquidi in forma di partecipazione al capitale.
Ai 5,9 miliardi di dollari raccolti nel momento della sua fondazione, quindi, l'azienda vuole unirne altri 4 derivanti da trattative in corso. 2 miliardi di dollari dovrebbero arrivare da un gruppo finanziario composto da colossi come Goldman Sachs, Morgan Stanley e Deutsch Bank, mentre un ulteriore miliardo e mezzo di dollari sarebbe in arrivo grazie ad un finanziamento in equity che farebbe lievitare la valutazione dell'azienda a 50 miliardi di dollari. Ci sono poi le nuove risorse per spingere il servizio di auto con conducente anche in Cina, dove l'investimento di Uber dovrebbe essere pari a circa un miliardo di dollari.
Insomma, le problematiche legali che il servizio sta attraversando in diversi paesi e la bolla tecnologica che preoccupa gli esperti non sembrano aver sortito nessun effetto sull'azienda che procede spedita verso una valutazione da record e punta a raggiungere i 2 miliardi di dollari di ricavi nel 2015. Ora però Uber dovrà inevitabilmente fare i conti con le diverse regolamentazioni dei paesi nei quali è attivo il suo servizio, ma anche con i competitor che negli ultimi mesi hanno amplificato ulteriormente gli sforzi per espandersi in tutto il mondo. Inoltre, dovrà garantire agli investitori un ritorno tramite, probabilmente, delle clausole che li metteranno in una posizione economica di vantaggio.
