
La scorsa settimana 10.000 ungheresi sono scesi in piazza per protestare contro la tassa sulla navigazione in internet proposta dal governo di Viktor Orban. La tassa avrebbe costretto i cittadini a pagare 150 fiorini a Gigabyte, pari a 50 centesimi di euro. Dopo un weekend di proteste, però, il premier ungherese è tornato sui propri passi annunciando un congelamento della legge a casa dell'impossibilità di introdurre una tassa del genere.
"Nella sua forma attuale non può essere adottata" ha spiegato Orban alla radio "A gennaio svolgeremo un'ulteriore consultazione sul tema". Niente più tassa sull'utilizzo di internet, quindi, e i manifestanti possono tirare un sospiro di sollievo. Almeno per ora. "Non siamo comunisti, non governiamo contro il popolo ma per il popolo" ha continuato Orban, che non vuole comunque abbandonare il progetto.
In seguito alle proteste, il partito di governo aveva presentato una proposta per creare un tetto massimo mensile di circa 2,30 euro per i cittadini e di 16 euro per le aziende. Un'iniziativa che non è bastata per placare le ire dei protestanti e che ha portato alla decisione, seppur non definitiva, di bloccare l'introduzione della tassa.
Orban comunque non si è arreso e ha già anticipato che nel 2015 si terrà una consultazione sulle telecomunicazioni, incentrata soprattutto sulla regolamentazione di internet e sulla spinosa questione del far arrivare anche allo Stato una parte degli enormi profitti che si creano sul web.
La proposta della tassa su internet è stata annunciata la scorsa settimana e prevede il pagamento di 150 fiorini (circa 50 centesimi di euro) per ogni gigabyte utilizzato. Una decisione nata dalla necessità di colmare il buco di bilancio per il 2015, ma che ha solamente creato numerose proteste in tutta Budapest.
La tassa su internet non è stata criticata solo dagli ungheresi scesi in piazza, ma anche dall'Unione Europea, che l'ha definita "un'idea molto cattiva" e "l'ultima misura di una serie di prese a livello nazionale che limitano la libertà".
