NO AL FARWEST NEL MERCATO DEL LAVORO SU INTERNET. Il Garante della privacy ha vietato ad una società che svolgeva un'attività di intermediazione attraverso il proprio sito web, di utilizzare i dati personali (raccolti e gestiti in modo illecito) degli oltre quattrocentomila aspiranti lavoratori iscritti alla piattaforma.
L'azienda, che non aveva neppure conferito i dati dei candidati a Cliclavoro (il portale del Ministero del Lavoro), non si limitava a mettere a disposizione una sorta di bacheca virtuale in cui rendere pubbliche le offerte di lavoro e le relative candidature, ma offriva di servizi di intermediazione a scopo pubblicitario, basati sulla consultazione di un database contenente centinaia di curriculum e dati personali dei candidati iscritti al portale.
Maggiore trasparenza e correttezza nel mercato del lavoro via internet. E' questo che ha chiesto il Garante all'azienda, che svolgeva la sua attività senza fornire in fase di registrazione un'informativa chiara e trasparente dove sarebbero dovute essere descritte tutte le attività realmente svolte.
UNA GRAVE REALTA', emersa grazie ad una serie di denunce arrivate dagli stessi utenti del portale, che erano praticamente obbligati ad aggettare, in fase di iscrizione, una clausola tramite la quale accettavano che i propri dati personali venissero utilizzati per la ricezione di informazioni promozionali via email, sms, telefono ed addirittura posta tradizionale.
In conseguenza alle verifiche svolte, il Garante non solo ha inibito all'azienda l'utilizzo dei dati raccolti senza la reale autorizzazione da parte degli utenti, ma ha anche vietato questa modalità di trattamento dei dati personali, dichiarandola illecita in quanto in violazione alla norma del codice privacy che garantisce a chiunque la possibilità di esprimere un consenso libero e informato per ogni tipo di operazione che la società intende svolgere.
I dati in possesso dell'azienda quindi potranno solo essere conservati, in attesa di una futura acquisizione da parte dell'Autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza. Valutazioni che sono state affidate anche al Ministero del Lavoro, che a breve potrebbe procedere con l'applicazione di una sanzione amministrativa per l'inidonea informativa resa disponibile agli utenti registrati alla piattaforma.