Una cosa è certa, il primo Jambox ha reso gli speaker bluetooth portatili un oggetto di massa. Da allora però, Jawbone sembra essere rimasta leggermente indietro rispetto alle altre aziende che, con una spesa sensibilimente inferiore, da tempo ormai offrono dispositivi con le stesse prestazioni. Da poco, la famiglia Jambox si è allargata, grazie all'introduzione di uno speaker più piccolo in dimensioni, ma più grande nel prezzo. Dopo aver avuto la possibilità di provarlo per alcune settimane, siamo pronti a rispondere alla grande domanda che in molti ci avete fatto: il Mini Jambox porta davvero miglioramenti rispetto all'originale? è in grado di competere con la concorrenza? E, la più importante di tutte, vale i 179,99 euro che costa?
Lo smartspeaker evoluto. Il Mini Jambox è proprio quello che sembra: un Jambox, più piccolo. Yves Béhar ha voluto mantenere la stessa linea di design degli altri componenti della famiglia, realizzando un dispositivo composto da un corpo in alluminio anodizzato, con delle bellissime fantasie poste nella griglia frontale che caratterizzano univocamente le nove diverse colorazioni disponibili. Purtroppo però, come in ogni Jambox, non c'è modo di direzionare i diffusori in alcun modo, particolare che potrebbe risultare comodo in alcune situazioni.
Nella parte superiore degli speaker, sono situati dei pulsanti programmabili, con i quali sarà possibile gestire la riproduzione dei brani, il volume, ed attivare Google Now o Siri. Il lato destro invece, è caratterizzato dalla presenza di un microfono (grazie al quale sarà possibile utilizzare gli speaker bluetooth come un vivavoce), il pulsante per eseguire l'accoppiamento con lo smartphone, il tablet o il computer che si vuole utilizzare, un ingresso microUSB utilizzato per la ricarica o per effettuare gli aggiornamenti software, ed un ingresso jack da 3,5mm grazie al quale sarà possibile utilizzare gli altoparlanti anche tramite una connessione cablata.
Quando si parla di Jambox, si parla di qualità. I materiali con i quali è realizzato il sistema wireless sono di altissimo livello, a partire dalla solidità dell'alluminio, fino ad arrivare al feeling dei pulsanti integrati. Qualità anche per quanto riguarda l'autonomia della batteria, che nei nostri test ha superato le 10 ore di utilizzo continuo dichiarate dall'azienda produttrice.
Quanto è più piccolo dell'originale? In effetti, le uniche differenze fisiche che troviamo rispetto al fratello maggiore sono nello spessore e nel peso. Il Mini Jambox pesa 255 grammi (92 g in meno rispetto al Jambox normale, che ne pesa 347) ed è spesso la metà del modello più grande (15x2x5,8 cm contro i 15x4x5,7 cm). In soldoni, il Mini si potrebbe trasportare anche nelle tasche dei pantaloni, se non fosse caratterizzato da un design squadrato, con i bordi sagomati a 90°. Si, è uno speaker molto piccolo, ma ammesso che voi non utilizziate dei pantaloni molto larghi, va comunque trasportato in borsa. Ed è qui che casca l'asino.
A differenza del modello standard, il Mini Jambox non è fornito di una custodia protettiva: è un vero e proprio controsenso, soprattutto considerando che si tratta di un dispositivo piccolo, studiato principalmente per essere portato in borsa, nella quale però si graffierebbe e rovinerebbe sicuramente. E poi diciamola tutta, per 180 euro una semplice custodia protettiva sarebbe il minimo.
Il setup. Mettere in funzione il Jambox è semplicissimo. All'accensione, sarete avvolti dal familiare suono "boom and beep" che caratterizza questa famiglia di dispositivi, seguito da una voce femminile che vi invita ad eseguire l'accoppiamento bluetooth (si, tutti i Jambox comunicano con l'utente tramite alcune voci pre-registrate). Grazie al Bluetooth 4.0, Mini Jambox riesce a gestire due connessioni contemporaneamente continuando ad avere un bassissimo consumo energetico, monitorabile su iOS grazie ad un'icona posta sulla barra superiore del sistema operativo, che indicherà lo stato della batteria.
L'applicazione. Assieme alla presentazione del Mini Jambox, quelli di Jawbone hanno introdotto anche una nuova applicazione per iOS ed Android. Proprio come nella versione precedente, si avrà la possibilità di modificare le impostazioni relative al dispositivo (si potranno, ad esempio, assegnare determinate funzioni ai pulsanti sugli speaker), ma in più si avrà a disposizione un player interno, con il quale si potranno ascoltare i brani che salvati sullo smartphone o sul tablet, oltre a quelli in streaming con Spotify (ma solo su Android). E' un'applicazione veloce, fluida e ben fatta.
Il "lato oscuro" del software di Jawbone riguarda l'aggiornamento. E' noioso, questo è quanto. Avrete la possibilità di installare diverse voci, diverse lingue ed attivare il LiveAudio, ma per ogni procedimento sarà necessario connettere il Jambox al computer tramite l'USB, ed eseguire il tutto dal sito web del produttore. Inoltre, il LiveAudio non è pre-installato nel dispositivo (a differenza del Big Jambox), quindi sarà necessario scaricarlo. Dopo aver eseguito il login sul sito di Jawbone, dovrete scaricare un client per Mac o Windows, attraverso il quale il vostro dispositivo potrà comunicare direttamente con i server dell'azienda.
The sound. Per i suoi tempi, il primo Jambox era un dispositivo dalla qualità audio incredibile – soprattutto considerandone le dimensioni – ma oggi le alternative sono tante ed il mercato è cambiato sensibilmente. Uno dei difetti più fastidiosi del primo membro della famiglia di Jawbone, era l'insopportabile distorsione audio che si veniva a creare ad alto volume; fortunatamente però, nel Mini la situazione è cambiata totalmente: il suono è pulito ed anche con il volume al massimo non si ha la minima distorsione.
Tutto sommato il suono del Mini Jambox è piacevole, ben bilanciato ed abbastanza pulito. Gli audiofili più esperti noteranno sicuramente un lieve effetto di "compressione", soprattutto sulle alte frequenze, inevitabile conseguenza dell'A2DP (il protocollo utilizzato per lo streaming audio stereofonico tramite bluetooth) e dell'algoritmo di loudness caratteristico dell'equalizzazione di Jawbone, che sembra molto più aggressivo rispetto a quello che troviamo sul Big Jambox.
Nonostante tutti i progressi fatti da Jawbone nel comparto audio, il Mini Jambox continua a soffrire del difetto più frustrante che troviamo anche sul suo predecessore: con questo sistema di speaker è praticamente impossibile ascoltare la musica in ambienti grandi o rumorosi. Ok, si tratta di altoparlanti piccoli, è risaputo che in connubio potenza/dimensioni è inscindibile quando si parla di audio ed in effetti è difficile evitare distorsioni con dei driver piccoli se il volume di riproduzione è elevato, ma sono convinto che gli ingegneri di Jawbone avrebbero potuto fare di meglio. E non fraintendetemi, la qualità del suono ed il volume di riproduzione sono comunque ottimi, soprattutto considerando le dimensioni degli altoparlanti.
Ne vale la pena? L'ottima qualità costruttiva, lo stile inconfondibile e l'applicazione, danno sicuramente al Mini Jambox una marcia in più rispetto alla concorrenza. Ma proponendo il dispositivo a 179,99 euro, ho l'impressione che l'azienda ne abbia volutamente alzato il target, il che lo mette a paragone con dispositivi di ottima qualità e dalle ottime prestazioni, come quelli di SOL Republic, Logitech ed addirittura Beats by Dre, che rendono la spesa difficile da giustificare. Detto questo, il prezzo è giusto, se siete interessati a quello che il Mini Jambox ha da offrire, ossia un altoparlante Bluetooth elegante, ben costruito con funzionalità estese da un'ottimo software ed una comodissima applicazione. E non pensate minimamente di acquistare il "vecchio" Jambox: il Mini porta un sostanziale miglioramento rispetto al modello originale, con una spesa leggermente superiore.